La Sicilia isola al centro del Mar Mediterraneo è stata eletta come terra che è espressione di meticciato e nello stesso tempo di dialogo e integrazione. E’ quanto è emerso dall’incontro a Palazzo d’Orleans tra il presidente della regione Rosario Crocetta e il ministro dell’Integrazione Ce’cile Kyenge.”Questa terra per me è già concretezza di quello che è il mio Ministero dell’Integrazione. Spero che con l’aiuto di tutti potremmo creare interazione – prosegue Kyenge – Io voglio far capire che la storia dei popoli e quella dell’umanità è uno scambio tra diverse culture”.
Con piacere e stupore la Ministro ha sottolineato che la giunta regionale siciliana è composta da tante donne: ”Io ho scelto di chiamarmi ministra anche perché siamo così poche nei posti decisionali. Bisogna far capire che le diversità fanno parte della nostra quotidianità e sono risorse – ha concluso al Kyenge -. E che ognuno di noi con la sua diversita’ è capace di dare un contributo”.
Riflettendo sulle tante identità che sono presenti nel nostro Paese: “L’Italia di oggi è fatta da tante culture e non possiamo far finta di niente. Se noi sbagliamo a progettare il futuro non sappiamo interpretare il presente – ha sottolineato Kyenge – facciamo un cattivo servizio ai nostri figli e creiamo razzismo e discriminazione. Dobbiamo insegnare in tutti i posti che il diverso è qualcosa che arricchisce. Dobbiamo fare questo percorso e il mio Ministero ha l’obbligo di farlo con campagne di sensibilizzazione, e la riforma di alcune leggi come lo ius soli“.
Il presidente Crocetta è stato ben felice di accogliere gli spunti di riflessione proposti dalla ministro Kyenge e ha evidenziato: “Noi avevamo invitato il Ministro in occasione dell’anniversario dell’autonomia della Sicilia per dare un significato all’autonomia che per anni è stata indicata come elemento di chiusura rispetto al mondo, invece noi vogliamo un’autonomia che si apre al mondo. La Sicilia è stata sempre un esempio di società multiculturale. La nostra regione ha la caratteristica di 4 secoli di coesistenza tra ebrei musulmani e cristiani, non ci sono stati mai periodi d’intolleranza tranne nel periodo dell’Inquisizione. La nostra regione nel suo dialetto non ha una parola per dire straniero, noi diciamo forestieri. A noi piace dire che una persona semmai è tunisina o nigerino o tedesco. Non ci piace rimarcare la diversità”.
“Ministro – ha concluso Crocetta – ci piacerebbe costruire qualcosa con lei che rappresenta anche fisicamente la differenza”.
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