Lampedusa, la strage più nefasta del canale di Sicilia dopo quella della notte di Natale del 1996, in cui in un tragico tentativo di sbarco al largo di Capo Passero, persero la vita 283 clandestini tra pakistani e cingalesi stipati in un mercantile.
Flussi non solo di persone, di corpi, ma di speranze terminati al confine di un’ Europa che cessa di essere la superpotenza contraltare dell’Oriente e diventa cimitero di sogni.
La Sicilia diventa madre responsabile, facendo quello che può e anche quello che non dovrebbe fare, sussidiando l’Europa che pare finisca a Reggio Calabria.
Nel frattempo, la Merkel pensa allo spread facendo orecchie da mercante, mentre la BCE si preoccupa di determinare il valore dei nostri soldi. Borghezio brinda e chiama “terroni” i lampedusani e Letta si complimenta con la Kyenge per il suo operato in materia di immigrazione.
Forse non facciamo parte della stessa nazione.
Cristo si è fermato a Lampedusa,anzi non c’è nemmeno arrivato, e non ci resta che sperare che l’Europa abbassi il prezzo della benzina per consentirgli di giungere sin Lì.
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