PALERMO – Hanno sfilato in quattromila, stamani a Palermo, per la prima volta fianco a fianco, sindacati e costruttori edili. Elmetti gialli e doppiopetto blu, in piazza assieme per rivendicare “misure anti-crisi urgenti a partire dall’immediato sblocco delle opere pubbliche” che aggrava la già pesante recessione del’economia; ipoteca il futuro delle aziende edili. Rimanda all’assenza, secondo i sindacati, di strategie per lo sviluppo produttivo regionale. Ed è tra le principali cause degli oltre 50 mila licenziamenti di operai, negli ultimi quattro anni. Per opere pubbliche cantierabili, denuncia il fronte sindacati-imprese, sono disponibili ben due miliardi di euro che, per un inspiegabile incantesimo, restano perennemente congelati.
Il corteo ha sfilato da piazza Marina, dove sono confluiti i 50 pullman arrivati da tutte le provincie dell’Isola, fino a piazza Indipendenza, fermandosi davanti a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione. Qui, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Feneal-Uil più Ance Sicilia, Aniem Confapi, Cna Costruzioni, Anaepa Confartigianato, Legacoop, hanno atteso invano l’incontro richiesto al governo della Regione. Ma né presidente né assessori e neppure dirigenti generali, hanno aperto le porte del Palazzo. “Hanno risposto alla protesta civile di lavoratori e imprenditori con l’assenza incivile che è solo prova di insensibilità”, tuona Santino Barbera, segretario della Filca Cisl Sicilia. Al governo, costruttori e sindacati avrebbero voluto consegnare una piattaforma di rivendicazioni. Tra l’altro, chiedendo “l’immediata creazione di lavoro produttivo”; il pagamento in tempi brevi alle imprese edili dei debiti delle pubbliche amministrazioni, “pari a 1,5 miliardi di euro”; “l’utilizzo rapido ed efficace di tutte le possibilità di finanziamento dell’Unione europea”; l’allentamento del patto di stabilità. Un “piano regionale straordinario di piccole opere immediatamente cantierabili, di competenza degli enti locali”.
Nei prossimi giorni sindacati e imprese torneranno a riunirsi. Una cosa è certa, fanno sapere: “Continueremo la mobilitazione fino a quando il governo non darà risposte alle nostre richieste, rilanciando sviluppo produttivo e crescita sociale”.
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