Palermo – Antonello Cracolici da buon parlamentare di sinistra cerca di non lasciare spazio a dubbi sulle sue dimissioni da presidente della Commissione che per attuare il decreto Monti sul taglio degli stipendi dei deputati siciliani. Si definisce “coerente” in una conferenza stampa convocata ad hoc in mattinata. E spiega ai cronisti: “Mi sono dimesso perché ho voluto dire no al traccheggiamento”.
E’ Cracolici che si fa paladino di una politica che vuol far giustizia e darsi un contegno, soprattutto un taglio alle indennità che dovrebbero diventare entro fine anno 11.1000 euro per i semplici deputari e 13.300 euro mper il presidente dell’Ars e della Regione.
“Io sono tra quanti pensano che il deputato all’Ars debba avere la stessa indennità del consigliere della Lombardia o dell’Emilia Romagna. Fino a ieri, su un disegno di legge sottoscritto dai Cinquestelle, Pdl e Udc, frutto di una concertazione di tutti i gruppi, alcuni nel mezzo della discussione si sono alzati e sono
andati via e a quel punto ho deciso di dimettermi da presidente”
A questo punto nasce un sospetto chi dei deputati della commissione si è alzato e ha provocato le ire del presidente?
I componenti sono Alice Anselmo, Anthony Barbagallo, Giancarlo Cancelleri, Francesco Cappello, Antonello Cracolici, Giovanni Di Giacinto, Giovanni Di Mauro, Vincenzo Fontana, Santi Formica, Baldo Gucciardi, Riccardo Savona, Carmela Sudano e Mimmo Turano.
Secondo il resoconto di Cracolici: “Alcuni colleghi non vogliono che si scriva che si deve tagliare secondo quanto deciso dal decreto Monti e in commissione ieri hanno chiesto una sospensione dei lavori. Alcuni deputati si sono alzati e si sono andati a riunire a parte e a quel punto c’era una sorta di altra commissione. Per me non era accettabile”.
A questo punto nasce il sospetto su chi si è opposto ieri a far diventare l’Assemblea regionale una vero e proprio palazzo di vetro.
I cittadini fuori dalle stanze del palazzo vogliono sì dei tagli ai costi della politica, ma pressano soprattutto sulle questioni della mancanza di lavoro, il destino hanno i precari, cosa ne sarà dei piccoli comuni che vanno in dissesto e dei grandi comuni che stanno soffocando e la riforma delle province. A far riflettere sulle priorità che la politica si dovrebbe dare è il capogruppo del Pd all’Ars Baldo Gucciardi. “A nessuno interessa del rimpasto di governo e del cambio di poltrone”, conclude Gucciardi.
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