L’impazienza si taglia con il coltello a palazzo dei Normanni. Da una parte un folto gruppo di deputati all’opposizione si avvicendano in aula e cercano di motivare il proprio contrasto al ddl del governo sulla riforma delle province. In mattinata un testo di accordo era uscito dalla conferenza dei capi gruppo. Nel frattempo fino alle 20 si potranno presentare gli emendamenti e domani pomeriggio scivola il termine per la presentazione di subemendamenti. Cinque emendamenti sono stati presentati nell’aula dell’Ars dal governo. Secondo le proposte illustrate dall’assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti, si istituiscono i liberi consorzi di Comuni e le città metropolitane. In sede di prima applicazione i liberi consorzi dei Comuni coincideranno con le attuali nove province. Il libero consorzio di comuni avrà potestà statutaria e regolamentare, ma sotto il profilo dell’amministrazione sperimenterà “l’esercizio accorpato di funzioni e servizi dei Comuni che vi fanno parte, che dovrà risultare da un apposito piano da approvare con deliberazione dei consigli comunali entro sei mesi dalla data di entrata in vigore dalla legge”. Le funzioni che dovranno essere accorpate saranno stabilite con decreto dell’assessore alle Autonomie locali entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge. Resta, per la costituzione del libero consorzio, il limite minimo dei 150 mila abitanti con delibera approvata a maggioranza dei due terzi dei voti dei consiglieri comunali. Un comune già aderente ad un libero consorzio può, sempre con deliberazione dei consigli comunali, aderire ad altro libero consorzio che abbia continuità territoriale con il comune interessato. Atteso un lungo dibattito intorno all’emendamento sull’emendamento 10.1 sulle funzioni dei liberi consorzi che stabilisce: le funzioni delle soppresse Province sono trasferite ai liberi consorzi, ai Comuni, alle città metropolitane alla Regione e agli enti regionali, con le relative risorse umane e strumentali.
Un ultimo emendamento illustrato in Aula dall’assessore Patrizia Valenti, stabilisce che la Regione, d’intesa con la città metropolitana di Messina favorisce la stipula di accordi con lo Stato, la Regione Calabria e la città metropolitana di Reggio Calabria per consentire ai residenti nelle due città di usufruire di servizi “secondo criteri di prossimità”.
Intanto il deputato regionale del Pd, Antonello Cracolici, mentre in aula si discutono gli emendamenti al ddl per l’abolizione delle province riflette su quanto sta accadendo in Sicilia: “L’opposizione cerca di avere visibilità in aula prendendo la parola all’infinito, ma non fa una vera proposta. Esprime semplicemente un generico no sostenendo che c’è una generica violazione di principi costituzionali. Rispetto alle altre parti d’Italia dove l’opposizione cavalca l’abolizione delle province in Sicilia si fa l’opposto. L’opposizione si abbarbica alla difesa dell’esistente senza avere uno straccio d’idea alternativa. La proposta del governo per invece garantisce chi lavora nelle province, da’ una prospettiva di rilancio delle sue funzioni. Vengono istituiti parte dei liberi consorzi e consente l’istituzione dei liberi consorzi”.
“Se si tornasse a votare per le province sarebbe il fallimento di questa legislatura”.Lo sostiene il deputato regionale del Pd Antonello Cracolici. “Tutti hanno consapevolezza di far votare solo la Sicilia, mentre nel resto d’Italia sono state superate le amministrazioni locali di tipo elettivo. Tornare a votare sarebbe una iattura per la nostra regione. Anche per chi si oppone all’abolizione delle provincie si renderà conto che l’alternativa del voto sarebbe un baratro”.
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