VENEZIA (ITALPRESS) – “Lo sostengo da mesi. Ne ho parlato due volte con il professor Brusaferro. Si cambino i parametri e lo si faccia in fretta”. Così, al Corriere della Sera, il presidente del Veneto, Luca Zaia, che aggiunge: “Se scattano i provvedimenti basati sui vecchi parametri qui si blocca tutto un’altra volta. Non possiamo correre un rischio del genere. La velocità è determinante”.
“Ci sono i vaccini e i numeri mi dicono che in ospedale ormai finiscono pochissime persone – spiega -. In Veneto in questo momento abbiamo ricoverato solo 6 nuovi pazienti in terapia intensiva e sono perlopiù cinquantenni non vaccinati”.
“L’età media dei contagiati è scesa dalla fascia dei 60 anni a quella dei 14-25 anni – aggiunge -. Sono ragazzi che però non si accorgono di avere in corpo il virus. Sono quelli che una volta venivano definiti ‘portatori sani’. Oggi si chiamano asintomatici. Il loro numero sta crescendo in maniera impressionante”.
“Dieci giorni fa avevamo 45-50 contagiati al giorno, ieri erano 425 – dichiara Zaia -. Questo dato si presta ad una doppia lettura. Da un lato, dimostra che stiamo facendo una campagna aggressiva, quasi una pesca a strascico, a colpi di tampone, 30 mila solo ieri. Dall’altro, se non cambiano i parametri, rischiamo di subire il passaggio da zona bianca a gialla. Da virtuosi diventiamo la pecora nera”.
“Bisogna fare di più – prosegue Zaia -. A ottobre calcoliamo di poter avere almeno l’82% di vaccinati con doppia dose. A quel punto non si potrà più fare una discussione sulla libertà di chi è vaccinato e di chi non lo è”. Il governatore teme che “chi ha la doppia dose di vaccino non accetti più alcuna limitazione. Mi spiega, per esempio, che senso può avere una quarantena imposta ad un soggetto con vaccinazione completa solo perché venuto a contatto con un contagiato?”. “Per me in zona bianca deve valere un solo parametro: il tasso di occupazione dei posti letto per Covid negli ospedali. Nulla di più. E quindi va eliminato anche il calcolo dell’RT”, spiega Zaia, sottolineando: “Non dobbiamo abbassare la guardia. Il virus c’è, lo scenario però è cambiato e quindi deve cambiare anche il piano di sanità pubblica”. Ed in merito al green pass? Sul modello francese “la vedo dura – dice -. Possiamo ragionare sui grandi assembramenti, ma applicando il buon senso. Coscienti del fatto che non siamo di fronte alla festa della liberazione”.
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