ROMA (ITALPRESS) – Papa Francesco nella Lettera Apostolica PATRIS CORDE, pubblicata oggi sul sito del Vaticano, in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale paragona medici e infermieri, con il loro lavoro silenzioso e senza clamori, a San Giuseppe, e dice: stanno scrivendo la storia” “Grati e commossi per le parole del Santo Padre”, “nel giorno in cui salgono a 237 i medici caduti per il Covid, 58 nella seconda ondata”, commenta Filippo Anelli, il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici.
“Possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità” scrive il Pontefice. Che continua: “Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine”.
“Non abbiamo mai amato l’appellativo di ‘eroi’, con il quale eravamo definiti nei primi mesi della pandemia – spiega Anelli -. Noi siamo semplicemente medici, fedeli ai doveri che ci siamo autoimposti con il Giuramento, con il Codice. Il dovere di curare, certo, e di farlo un po’ nell’ombra, con discrezione, senza rivendicare i propri meriti, senza rinfacciare i sacrifici, neppure quelli più ingiusti ed estremi. Il dovere di accogliere, con discrezione e responsabilità, chi ha bisogno di noi. Il dovere di ascoltare, di sostenere, di incoraggiare”.
“Quante storie ascoltiamo nel silenzio della malattia – continua il Presidente dei medici italiani -. Storie raccontate con le parole, a volte solo con gli occhi, con un gesto. I medici, gli infermieri, entrano nella vita intima delle persone, ne diventano parte, ma sempre con discrezione, con amore e con la giusta distanza di chi non abbandona mai il paziente ma non si sostituisce a lui, pur condividendone il peso, nelle decisioni che riguardano la sua salute”.
“Quante speranze stanno dietro un trattamento, quante paure che, con delicatezza, i medici consolano. E, in quel momento, diventano anche le loro speranze, i loro timori – conclude Anelli -. I pazienti percorrono insieme ai medici un pezzo della loro vita, e viceversa. E con questa alleanza, con questa vicinanza, con questo lavoro discreto scrivono davvero, insieme, la storia della società”.
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