L’opera, pensata per Lampedusa e adagiata per un solo giorno nei fondali di Cala Francese nel luglio dell’anno scorso, è stata riportata sull’isola lo scorso 29 luglio e vi rimarrà fino al 30 settembre di quest’anno, proprio nel punto in cui arrivano le navi che salvano i migranti in mezzo al mare alla Guitgia.
Cosmogonia Mediterranea nasce dalla necessità di raccontare, di trovare un appiglio, un approdo, di immergersi in una placenta liquida che permette di rigenerarsi. E di tracciare segni, lasciare simboli, abbandonare orpelli, per ritrovare un’essenza unica e senza pensieri grigi. Sulle tracce di chi arriva, portando con sé la polvere del viaggio, la paura del domani, la voglia di riuscire. E sulle tracce di chi non riesce a raggiungere la terra, ma che l’ha desiderata spasmodicamente.
Il viaggio è iniziato da qui, da Lampedusa l’anno scorso e nell’isola si è condensato nel luglio di quest’anno: perché “Cosmogonia mediterranea” fa intimamente e storicamente parte dell’isola dove è nata, le appartiene come la sabbia bianca, il mare blu, le mani che si protendono verso la riva.
E’ una necessità che ritorni nel luogo che l’ha virtualmente generata. Perché qui conclude il suo viaggio. L’installazione di Domenico Pellegrino – un profluvio pop di decori barocchi che prendono spunto dalle classiche luminarie di paese, inseriti in una figura che per contorni richiama la Sicilia – è nata come installazione subacquea immaginata dall’artista per raccontare una vera e propria “visione sottosopra” del Mediterraneo.
Prima di ritornare a Lampedusa, l’installazione ha toccato altri lidi per “raccogliere” le voci, ricaricarsi tramite i luoghi e le persone che virtualmente incontra: è successo con la Biennale Arcipelago Mediterraneo al porticciolo di Sant’Erasmo (amplificata in un vero arcipelago galleggiante e illuminato al tramonto), ma anche con la Farm Cultural Park di Favara, il Museo Riso e la Fondazione Sicilia a Palermo oltre all’area arrivi dell’aeroporto Falcone e Borsellino, la Fondazione Orestiadi a Gibellina e lo spazio LOC di Capo D’Orlando.
Il tutto viaggiando parecchio anche via social: è stata infatti attivata una campagna di crowfunding “Trip of Cosmogonia Mediterranea” sul sito web www.domenicopellegrino.com/donate, per raccogliere fondi da destinare a nuovi progetti che sullo stesso tema delle migrazioni approderanno sui mari delle altre Porte d’Europa.
Quando verrà tratta fuori dall’acqua, Cosmogonia Mediterranea troverà una casa sull’isola; il 3 ottobre, giorno che in cui si ricordano i 366 morti nel naufragio del 2013, verrà infatti fatta emergere e sistemata sul molo Favaloro, in maniera da formare un faro ironicamente pop, una Sicilia luminosa, simbolo di accoglienza e rinascita.
“Per Lampedusa e i lampedusani l’accoglienza è essenziale – spiega il neo sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello – da popolo di pescatori quale siamo, fa intimamente parte del nostro DNA”. Il punto di partenza di Cosmogonia Mediterranea pesca a piene mani dall’immaginario siciliano più autentico: la Sicilia di luce dei carretti e delle luminarie, dei paesi e dei vicoli dove si vive accatastati gli uni sugli altri: una Sicilia che dal fondo del mare illumina la strada per chi approda; ma segna anche il confine di chi non riesce a completare il viaggio.
“L’ho pensata per Lampedusa perché andando in quest’isola ho fatto un viaggio al contrario – spiega Domenico Pellegrino – Ho percorso la rotta dei viaggiatori, ma anche degli immigrati dal mare. Ho pensato a una luce da raggiungere, ma ad una luce che non ha una forma ben precisa. È una via di salvezza nel buio totale della
L’artista non ha lavorato in fretta e non si è lasciato prendere la mano: Cosmogonia Mediterranea è una struttura complessa di circa 4 metri, combina arte e tecnologia: realizzata in laminato di zinco 6 mm, mostra luci Led a basso voltaggio che brillano sott’acqua. Sarà come un piccolo presepe di mille lucine che affioreranno come lucciole marine, una costellazione Sicilia, dal contorno frastagliato, che mostra un cuore grande, rosso sangue. Attorniato e accarezzato dai fiori dell’isola, illuminati da giallo, verde, rosa, simbolo di pace. E dai cerchi, l’immagine dell’eterno ritorno, del tempo, che lascia tutto immutato e girando su se stesso crea una promessa di fede.
Un patto con l’isola e le isole: è quello che ha stretto Domenico Pellegrino. “La mia Sicilia è un atto d’amore – continua l’artista – alla terra, al cielo, al mare, alla gente. Immersa, l’opera diventa un segreto, celato agli occhi, incastonato nel pensiero”. Un gesto di complicità tra l’artista e Lampedusa.
Il progetto è patrocinato dalla Soprintendenza del Mare, dal Museo Regionale d’arte contemporanea Riso, dal Comune di Lampedusa e Linosa, dall’area Marina Protetta Isole Pelagie, dal Comune di Palermo.
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