Spese pazze all’Assemblea regionale dove sette presidenti di gruppo della passata legislatura all’ARS, sono stati chiamati in giudizio per rispondere di un danno erariale di quasi due milioni di euro; missioni e spese discutibili alla Provincia di Catania dove il danno è stato quantificato in 450 mila euro; le riunioni quotidiane anche nei giorni festivi al consiglio comunale di Agrigento, per incassare i gettoni di presenza: sono solo alcuni dei casi presi in esame dalla Corte dei Conti siciliani che, nel 2014, ha emesso condanne per complessivi 39 milioni di euro sottratti alle casse pubbliche.
Il dato è contenuto nella relazione di Luciana Savagnone, presidente della Corte dei conti, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, svolta a Palazzo Steri.
Le condanne, riguardano anche lo spreco dei contributi comunitari, spesso erogati a soggetti provi di requisiti. I procedimenti più significativi riguardano la formazione professionale. Il presidente ha parlato di “una grave anomalia del sistema non tanto e non solo per formare lavoratori, ma per sostenere finanziariamente gli enti”. “In definitiva – ha aggiunto – sembrerebbe trattarsi di una spesa fine a se stessa che rischia di trasformare lo scopo del settore, originariamente formativo, in uno scopo para assistenziale”. La maggior parte delle condanne sono state emesse nei confronti di enti di formazione per aver distratto fondi per altri scopi.
“Le medesime considerazioni – secondo la Savagnone – valgono anche con riferimento alle azioni di contrasto al fenomeno della corruzione, spesso agevolata dall’eccessiva burocratizzazione dell’attività amministrativa, nemica della trasparenza, che impone troppi passaggi procedimentali ed impedisce l’immediatezza di percezione dell’uso delle risorse economiche. Dal nostro osservatorio, che certamente è un osservatorio privilegiato passando sotto i nostri occhi gli atti di intere procedure di spesa ed in genere di utilizzo del denaro pubblico, ci accorgiamo, inoltre, che molte delle condotte tenute da pubblici amministratori e dipendenti, anche se produttive di danno per le pubbliche risorse, non arrivano a questo giudice né potranno mai essere sottoposte alla sua valutazione”.
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