Coronavirus e saloni di bellezza. Quello della bellezza è stato tra i settori più colpiti dal Covid-19. Ma come cambierà l’esperienza dal parrucchiere? Come ci garantiremo un appuntamento in sicurezza dall’estetista? A queste e ad altre domande ha provato a dare una risposta Uala (www.uala.it), sito e applicazione leader nel Sud Europa dedicato al mondo beauty e wellness, che svela i risultati del suo Osservatorio sui comportamenti e le aspettative di consumatori, professionisti e aziende del settore beauty nella nuova normalità.
Uala ha intervistato oltre 3.000 utenti in Italia e ha confrontato le risposte con quelle di più di 250 gestori di saloni, nonché di una selezione di top manager delle principali aziende beauty, provando a tracciare i confini della realtà con cui dovremo convivere a breve.
Una cosa è certa: il coronavirus non ha fermato il desiderio di bellezza. Dal sondaggio emerge infatti che l’84% degli italiani anche durante la quarantena si è preso cura di sé. Tra coloro che non hanno rinunciato a volersi bene il 29% lo ha fatto acquistando prodotti professionali. I clienti si sono rivolti spesso ai loro professionisti di fiducia per individuare il giusto prodotto ma non per acquistarlo, finalizzando l’ordine online sui siti ufficiali dei produttori o sui siti multibrand (73%). Ecco allora che nella fase due e a seguire probabilmente molti utenti potranno acquistare i loro prodotti preferiti direttamente dall’e-commerce del salone.
Attualmente molti gestori non hanno ancora consapevolezza dell’importanza dell’online per la vendita dei prodotti. “L’indagine evidenzia infatti una certa reticenza del settore rispetto all’innovazione, che rischia di essere la grande sfida persa dai saloni di bellezza nella fase 2” – racconta Giampiero Marinò, COO di Uala. Solo il 33% dei saloni in Italia attualmente considera il canale online come imprescindibile dopo il lockdown. Il 34% è ancora indeciso e il 33% lo considera solo uno strumento temporaneo o a cui è sostanzialmente contrario. “Invece la nuova normalità, che ha già accelerato il passo della digitalizzazione su vari fronti, imporrà probabilmente ai saloni di presidiare anche questo ambito e di recuperare così parte del fatturato. In poche parole, avverrà qualcosa di simile a quello che accade già per l’abbigliamento in cui molti utenti provano negli store gli indumenti e poi finalizzano online l’acquisto, in modo veloce e sicuro”.
Nella nuova normalità saranno ancora vietati assembramenti di persone. Non succederà più di condividere il salone con altre dieci persone in attesa per la piega, il lavaggio dei capelli non avverrà più su una poltroncina fianco a fianco con un altro cliente, impensabile usufruire di servizi estetici nella stessa cabina. In questo nuovo scenario l’unico modo per assicurarsi un appuntamento sarà la prenotazione, meglio se online. Il 66% dei clienti dichiara infatti di aver intensificato l’utilizzo di strumenti digitali durante il lockdown e vorrebbe poter usufruire in futuro di servizi come la prenotazione online del proprio trattamento di bellezza. Di questi il (19%) sceglierà il proprio salone in base alla sua presenza e prenotabilità online. Ecco allora che controllare l’agenda del parrucchiere da app e prenotare la piega o la manicure da casa, in due click, sarà la base della nuova normalità, così come avviene già per moltissimi altri servizi.
Parola d’ordine: flessibilità. In una nuova quotidianità in cui saranno indubbiamente meno i clienti serviti ogni ora, sarà imprescindibile uno sforzo da parte dei centri di bellezza nel dilatare gli orari di apertura. La gestione delle prenotazioni e la capacità dei saloni di riorganizzarsi e ridistribuire il flusso di clienti lungo fasce più ampie della giornata o in giorni della settimana meno affollati, costituirà un elemento determinante per superare la crisi.
Quanto alle preferenze degli utenti, in uno scenario di maggiore flessibilità richiesta anche a questi ultimi, è chiara la preferenza delle fasce orarie serali rispetto a quelle mattutine. Più della metà degli intervistati (51%) dichiara che sarebbe disposto a recarsi in salone anche dopo le 21, pur di trovare posto.
Meno gettonate le fasce orarie mattutine (es. le 6.30), preferite solo nel 17% dei casi. Il rischio di perdere clienti in caso di gestione inefficace è alto: il 25% degli utenti dichiara che se non troverà posto negli orari che desidera abbandonerà l’idea di recarsi in salone e opterà o per il fai da te o per un salone concorrente. Una richiesta, quella di una maggiore flessibilità, che parrucchieri ed estetiste sembrano già pronti ad accogliere: Il 73% dichiara infatti di essere disposto ad ampliare gli orari di apertura, riorganizzando i turni dei collaboratori, al fine di diluire l’afflusso dei clienti nel corso di tutta la giornata.
La piega costerà di più? Forse, soprattutto se ci si vorrà assicurare uno degli appuntamenti più ambiti, il venerdì o il sabato. Il 9% dei saloni ha dichiarato di essere pronto a rivedere al rialzo il proprio listino, ma monetizzare in base agli slot più richiesti non sarà così semplice: se nel 40% dei casi gli utenti intervistati, pur di garantirsi un posto in salone, si dichiarano disponibili ad accettare nuove disponibilità di orario, solo il 4% si dice disposto ad accettare un piccolo sovrapprezzo per garantirsi un posto nelle fasce orarie preferite.
È possibile quindi, che al mondo della bellezza accada quanto è già successo in altri ambiti come in quello dei viaggi. “Le strategie potrebbero essere due” spiega Giampiero Marinò “così come paghiamo di più un aereo o un treno nel weekend, così potremmo vedere maggiorati i costi del trattamento negli orari più ambiti oppure i saloni potrebbero decidere di far spostare la domanda sui giorni generalmente più liberi, anche con promozioni aggressive”. Promozioni a cui gli utenti si dimostrano sensibili: più di 1 su 3 (35%) dichiara che sarebbe felice di acquistare e pagare in anticipo pacchetti o abbonamenti con sconti interessanti per aiutare i saloni di bellezza sul fronte della liquidità, garantendosi in anticipo trattamenti a prezzi scontati.
Prima del Covid-19 in Italia c’erano, a fronte di circa 60 milioni di abitanti, 95.000 centri di bellezza. “Un numero altissimo che dipingeva chiara una realtà costellata da tanti piccoli saloni – spiega Marinò – La sopravvivenza per questi ultimi potrebbe essere difficoltosa dal momento che per dimensioni fisiche o numerosità dello staff, farebbero fatica a gestire le distanze di sicurezza e orari di apertura dilatati.”
Uno scenario possibile per il mondo beauty potrebbe ricalcare le orme le orme di quanto già avvenuto in altre esperienze, come quella del coworking. I saloni potrebbero infatti decidere di condividere spazi più grandi, mettendo a disposizione team più numerosi e capaci di coprire fasce orarie più ampie. Questo anche per far fronte all’inevitabile crollo del fatturato causato dalla quarantena: il 58% dei saloni ritiene che per tornare a livelli di fatturato precedenti alla crisi sanitaria saranno necessari più di 4 mesi dalla fine del lockdown.
Inoltre, il 9% dei titolari intervistati sostiene di aver già dovuto ridurre il personale e un ulteriore 18% sta pensando di farlo. Insomma, riservare il trattamento in un ampio spazio, in cui turnano più professionisti, potrebbe diventare la prassi.
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