Coronavirus, Magrini “per i vaccini non serviranno troppi freezer”

ROMA (ITALPRESS) – Le fabbriche dei vaccini sono già al lavoro. “Aspettiamo la pubblicazione dei dati finali delle aziende farmaceutiche. Poi partiremo con approvazione e distribuzione”. Così Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, spiega in un’intervista a la Repubblica, come arriveremo di qui a un anno a vaccinare gli italiani contro il coronavirus.

“Pfizer ha predisposto contenitori ad hoc per il trasporto delle fiale. Sono pieni di ghiaccio secco e conservano i vaccini per 10 giorni. Lo stabilimento è in Belgio, a una giornata di camion da noi. Potremmo cercare di avere consegne periodiche frequenti e non avere bisogno di troppi freezer”.
In merito a quando avverrà la distribuzione “È solo un termine orientativo, ma Pfizer potrebbe consegnare all’Italia 3,4 milioni di dosi tra fine gennaio e metà febbraio – dice -. Poiché serve un richiamo, parliamo di 1,7 milioni di persone. I vaccini verrebbero consegnati in modo scaglionato per ridurre i problemi di stoccaggio. Il commissario Arcuri coordinerà la distribuzione alle regioni in base a un documento di programmazione del dipartimento prevenzione”. “L’ordine di vaccinazione per le prime dosi è già fissato – sottolinea -. Si parte con le persone più a rischio: operatori sanitari, forze dell’ordine, grandi anziani e ospiti delle Rsa. Parliamo di circa 10 milioni di persone. Ci vorrà qualche mese, a partire dalle prime consegne”. “Oltre all’età, via via decrescente – aggiunge -, l’ordine verrà deciso in base alla presenza di fattori di rischio”.

Sulla possibilità di altri vaccini in arrivo, annuncia. “Ne aspettiamo tre per la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo.
Sono Pfizer con BionTech, AstraZeneca con Oxford e Irbm, e l’americana Moderna. Altri dovrebbero arrivare all’inizio del 2021: Johnson&Johnson, Sanofi e, poco più avanti, l’italiana Reithera, che ha completato i test di fase uno con dati molto buoni. Nel mondo ci sono 45 vaccini in sperimentazione sull’uomo, 6 o 7 a circa sei mesi dal traguardo. È questione di tempo, ma non ci mancheranno le dosi per una copertura di oltre il 75%, per una immunità di gregge capace di frenare la circolazione del virus. Non vedo un rischio di accaparramento come è avvenuto da parte degli Usa con il farmaco remdesivir”.