Premesso che i martirologi non sono il mio forte e che l’impopolarità invece lo è, mi limito a fare un semplice elenco di alcune considerazioni.
Michele Misseri, lo zio più famoso d’Avetrana: accusato di avere occultato un cadavere è libero e felice come una faina nella foresta. Al di là dell’aspetto strettamente processuale-sentenza irrevocabile, accertamento probatorio- il fatto di reato è stato appurato, per dirla come lo direbbe la buonanima di mia nonna: “Zio Michele ha preso Sara ed è andata a conservarla morta dentro a un pozzo e dov’è? A casa sua”.
Franco Fiorito (come un crisantemo) capogruppo PDL regione Lazio: accusato -oltre ad un elenco chilometrico di capi d’imputazione- di appropriazione indebita di oltre un milione di Euro: di “nostri” Euro. Anche qui, al di là dell’aspetto processuale, “carta canta” nello specifico dei libri contabili e delle fatture. In questo momento, sconta la sua pena agli arresti domiciliari nella sua batcaverna , tra la collezione di Rolex e ostriche.
Luigi Lusi: ex tesoriere della Margherita ( deve essere tutta colpa della botanica), anche lui afflitto dalla sindrome di Rubin Hood “rubo ai poveri per dar da mangiare ai ricchi”, ha drenato 22 milioni di Euro nei suoi conti personali. Dopo il rinvio a giudizio, guarda caso, una crisi mistica lo ha spinto a rifugiarsi in convento.
Lele Mora: il manager delle stelle cadenti, condannato per bancarotta fraudolenta and more, si è riscoperto anche lui un devoto in crisi mistica, sconta la sua pena nella comunità di Don Mazzi ed ha scritto pure un libro.
Giulio Andreotti: omissis. La sua fedina penale e anche la sua morte , sono ontologicamente soggette a prescrizione.
Renzo Bossi: chi è? E soprattutto perché? Libero e felice come una carpa che risale il fiume, pensa a laurearsi nei paesi extracomunitari più conosciuti del planisfero.
E poi c’è Corona Fabrizio, condannato a 5 anni di reclusione per estorsione ai danni di calciatori e personaggi milionari, viene inseguito come se fosse un serial killer. Dov’è? Lo attendono in carcere oggi a Busto Arsizio. Accusato di altri reati, per lo più relativi alla diffamazione mezzo stampa, sconterà giustamente la sua pena.
In un batter d’occhio accusato, processato e condannato. I mass-media non fanno altro che propinarci la vicenda come fosse un Reality Show: inviati speciali, diretta immediata, fotografi d’assalto; special a cui non ho assistito nemmeno per l’arresto di Bernardo Provenzano o Totò Riina. Almeno a Fabrizio Corona non si può contestare la generosità con cui elargisce occasioni di lavoro per il giornalismo con il merito di consentire all’opinione pubblica la possibilità di prendere posizione sull’integerrimo operato della Giustizia italiana.
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