“Confcommercio non vuole solo commemorare. Vuole che la memoria diventi testimonianza non rituale, impegno concreto. Le stragi, oggi, sono i nostri nuovi Vespri siciliani. Quelle vittime hanno ispirato il risveglio civile, hanno cambiato il corso della storia che precipitava verso il buio, ci hanno dato una spinta verso un futuro nuovo e rappresentano ancora oggi uno stimolo all’azione. Il nostro è stato e continuerà ad essere un contributo costante e convinto sulla strada della legalità”.
Lo ha detto Patrizia Di Dio, vicepresidente nazionale di Confcommercio con incarico per la legalità e la sicurezza aprendo a Villa Igiea il convegno “Il ruolo delle rappresentanze d’impresa contro la criminalità a 30 anni dalle stragi di mafia”.
“Non c’è sviluppo, non c’è impresa senza legalità e sicurezza – ha proseguito -. Parlo a nome di tante imprenditrici e tanti imprenditori onesti che fanno il proprio dovere tutti i giorni, che rispettano le regole e che creano valore sui valori. Legalità e sicurezza sono le garanzie per esercitare il nostro diritto alla libertà di impresa. Con uomini e donne sempre più liberi dalle mafie e dall’illegalità, l’impresa cresce di più, la società cresce di più, l’umanità cresce di più. Lasciatemi anche sottolineare la forza rivoluzionaria di chi fa il proprio dovere tutti i giorni in silenzio, senza proclami, perché lo considera la normalità del proprio agire in sintonia con il proprio sentire. Pure nelle difficoltà immani, sono testimoni silenziosi di eroismo quotidiano e tassello fondamentale del grande mosaico di cui si compone la coscienza civica, baluardo della nostra stessa democrazia”.
“‘Legalità ci piace’: con questo slogan Confcommercio organizza iniziative per la diffusione della cultura della legalità, per garantire sicurezza al nostro lavoro: perché, da sola, non può bastare l’efficace azione sul territorio svolta da magistratura e forze dell’Ordine. Ma aggiungiamo anche: legalità conviene. La crisi ha provocato guasti, ha determinato le condizioni di un disastro sociale in corso, ha sottratto liquidità alle imprese, ha peggiorato i rating creditizi, ha chiuso le porte del credito proprio nel momento più complesso ed ha aperto nuovi spazi al crimine e all’usura. Trentamila imprese sono oggi a grave rischio”.
“Giovanni Falcone diceva: ‘Possiamo sempre fare qualcosa’: è la massima che io vorrei adottare. E noi imprenditori, che rappresentiamo il mondo operoso del “fare”, siamo e rimaniamo convinti che possiamo sempre fare qualcosa.
Ai lavori del convegno hanno partecipato Anna Macina, sottosegretario alla Giustizia; Maria Falcone, presidente Fondazione Falcone; Mario Muccio, vicario del Commissario antiracket e antiusura; Giuseppe Forlani, Prefetto di Palermo; Antonio Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo; Lia Sava, procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo; Salvatore Cernigliaro, presidente Solidaria; Vincenzo Militello, ordinario di diritto penale all’Università di Palermo; Leonardo Agueci, presidente della Fondazione Progetto Legalità; Alberto Argano, presidente Associazione grossisti ortofrutta di Confcommercio; il giornalista Riccardo Lo Verso e l’avvocato Fabio Gaetano Lanfranca. Ha moderato l’avvocato Marcello Consiglio.
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