CATANIA – “Adolescenti, Comunità e dintorni. Storia e futuro di un’esperienza di assistenza “integrata” per adolescenti con psicopatologia”, è il tema del Convegno che si è svolto stamattina, presso il Palazzo della Cultura – Cortile Platamone – che segna la conclusione delle attività del progetto “Strutture dedicate per adolescenti” rivolto ad adolescenti affetti da psicopatologia, finanziato dalla Regione Sicilia e dal Piano Sanitario Nazionale, e coordinato dall’UO territoriale di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (NPIA) dell’Asp Catania.
Dopo i saluti del dr. Gaetano Sirna, commissario straordinario Asp Catania, del sen. Enzo Bianco, sindaco di Catania, e della dott.ssa Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minori di Catania, ha introdotto i lavori il dr. Giovanni Rapisarda, dirigente medico dell’NPIA, e referente del Progetto “Strutture dedicate per adolescenti”.
«Sul tema del disagio dei minori con psicopatologia – dichiara il dr. Sirna – la nostra Azienda, in sinergia con le altre istituzioni operanti sul territorio, ha operato una scelta strategica, preferendo un modello assistenziale “integrato” piuttosto che sulla creazione di strutture di tipo psichiatrico. Abbiamo cercato, cioè, di creare un sistema capace di farsi carico delle esigenze sanitarie, educative, riabilitative e sociali di minori con psicopatologia, mediante l’inserimento degli adolescenti in strutture residenziali e semiresidenziali».
Il progetto ha visto concretizzarsi la proficua sinergia fra l’Asp Catania, l’NPIA territoriale, il Tribunale per i minori di Catania, i Comuni, gli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni (USSM), e il privato sociale. Ciò ha reso possibile il funzionamento della rete dei servizi promuovendo la messa in opera di una metodologia di lavoro condivisa, la creazione di un linguaggio comune ed una presa in carico del disagio psichico autenticamente “comunitaria”.
Nel corso dei 20 mesi di attività progettuali sono stati inseriti 36 minori in centri di aggregazione (attività semiresidenziale) e 5 in comunità. Ciascuno è stato seguito dall’equipe dedicata dell’Asp Catania (neuropsichiatri infantili, psicologo e assistenti sociali) e i percorsi di cura sono stati programmati e verificati mensilmente con gli operatori delle strutture, i servizi sociali dei Comuni e in casi particolari anche con gli operatori dell’Ufficio minori del Ministero di Grazia e Giustizia.
«Nelle esperienze di inserimento di soggetti psichiatrici in contesti chiusi e caratterizzati unicamente dal disagio mentale e dall’emarginazione socio-culturale – spiega il dr. Rapisarda -, è stato verificato l’alto rischio di etichettamento e di amplificazione del malessere espresso dai giovani. Al contrario, la compresenza dell’aggregazione spontanea, di un contesto comunitario non medicalizzato e di operatori specializzati della NPIA e del privato sociale, favorisce il riconoscimento di bisogni educativi e riabilitativi e una reale integrazione dei minori nel più ampio contesto socio-relazionale di riferimento».
«L’inserimento di soggetti a forte disagio psico-sociale in contesti semiresidenziali e residenziali – afferma la dr.ssa Anna Maria Fazio, direttore dell’NPIA territoriale dell’Asp Catania – è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per promuovere l’integrazione e rispondere alle problematiche di natura clinica, pedagogica e sociale poste in essere dall’utenza».
«Il Convegno – spiega il dr. Giuseppe Fichera, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp Catania – rappresenta un’occasione per una verifica dei risultati ottenuti e per rilanciare e implementare l’attività con gli adolescenti, che per l’Asp Catania, in sintonia con il piano strategico Salute Mentale della Regione Sicilia, rappresenta una scelta prioritaria nelle politiche di salute mentale aziendali».
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