ROMA (ITALPRESS) – Mentre gran parte del settore industriale e’ fermo e l’Italia gira con i motori economici al minimo a causa dell’emergenza coronavirus, c’e’ chi in queste settimane non si e’ mai fermato e ci si augura non sia costretto mai a farlo: trasportatori e addetti alla logistica. Un settore che e’ considerato strategico per la sopravvivenza dell’intero Paese, visto che, senza, non si potrebbero rifornire ospedali, farmacie, e supermercati: “Noi lavoravamo prima e continueremo a lavorare fino al 13 aprile visto che tutti i nostri codici Ateco della filiera logistica italiana restano operativi, certo il fatto che si prolungheranno le misure di contenimento provoca dei contraccolpi devastanti”, dice Ivano Russo, direttore generale di Confetra, la Confederazione generale dei trasporti e della logistica, raggiunto telefonicamente dall’agenzia stampa Italpress.
I contraccolpi di cui parla Russo, sono in primis di carattere economico: “fino a oggi, non c’e’ alcun tipo di sgravio o soppressione di oneri fiscali. E ancora il costo del lavoro, la gestione dei magazzini e delle flotte, i costi autostradali.
Lavoriamo con i costi fissi come se fossimo a pieno regime e invece siamo al 30-40% dei volumi”.
“Al governo – ha proseguito Russo – abbiamo segnalato che in queste condizioni possiamo reggere, dal punto di vista della liquidita’ delle imprese, per altre tre-quattro settimane, dopodiche’, se la situazione continua cosi’ e non ci sara’ una maggior iniezione di liquidita’, noi alzeremo bandiera bianca”.
Un rischio che metterebbe in ginocchio l’Italia, quindi da evitare nel piu’ breve tempo possibile.
Ma non e’ solo un problema di liquidita’ e di costi, ci sono anche questioni operative che andrebbero risolte: “alcune potrebbero essere affrontate subito perche’ non necessitano di coperture finanziarie – afferma Russo -. Stiamo, da giorni, segnalando al governo che ci sono due questioni che vanno affrontate e risolte: la riapertura dei magazzini merci delle aziende che sono ferme e l’equiparazione dei corrieri dei generi di prima necessita’ a servizio pubblico essenziale”.
“Dobbiamo consentire – ha aggiunto il direttore generale di Confetra – che si aprano i magazzini merci delle industrie che sono ferme, perche’ dobbiamo consegnare merce acquistata un mese e mezzo fa, prima del lockdown. Una nave dalla Cina impiega 42 giorni, dall’America Latina 20-25, per cui ci sono ordinativi che sono stati acquistati da queste imprese prima del 22 marzo. Il fatto che la produzione sia stata fermata puo’ anche andare bene, perche’ la salvaguardia della salute viene prima di tutto, ma e’ incomprensibile il perche’ non si aprano i magazzini consentendoci di consegnare la merce. Tutto questo sta provocando un ingorgo, le navi continueranno ad arrivare, nei prossimi 15 giorni sono previste 250 navi in arrivo nei porti italiani. Il 70% della merce che scaricheranno trovera’ i magazzini chiusi”.
Inoltre, secondo Confetra, “e’ necessario equiparare, durante l’emergenza e solo per i generi di prima necessita’, i corrieri a servizi pubblici essenziali. Questo potrebbe tutelarci rispetto a manifestazioni di protesta di alcuni sindacati autonomi, a fenomeni di eccessivo assenteismo sul lavoro, altrimenti non siamo in grado di garantire la continuita’ delle consegne urbane”. Per quel che riguarda la parte economica Confetra ha inviato al Governo un documento con poche ma chiare richieste: “Tre semplici richieste, semplici, trasversali e abbastanza d’impatto: la possibilita’ di un abbattimento del cuneo fiscale del 40% fino alla fine del 2021, una riduzione dei tempi di pagamento, l’istituzione di un fondo per il crollo del fatturato”.
(ITALPRESS).
mac/abr/red
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