Palermo – Si è svolta questa mattina la cerimonia di commemorazione del 64° anniversario della “strage di Passo di Rigano”, l’attentato messo in atto il 19 agosto 1949 dal bandito Salvatore Giuliano, che provocò la morte di sette carabinieri per l’esplosione di una potente carica di tritolo, al passaggio del mezzo militare su cui viaggiavano. Alle 10, in via Leonardo Ruggeri, è stata deposta una corona di fiori al monumento che ricorda i militari caduti: Giovan Battista Aloe di Cosenza, Armando Loddo di Reggio Calabria, Sergio Mancini di Roma, Pasquale Antonio Marcone di Napoli, Gabriele Palandrani di Ascoli Piceno, Carlo Antonio Pubusa di Cagliari e Ilario Russo di Caserta. Tra i presenti alla cerimonia il Sindaco Leoluca Orlando, l’Assessore alle Attività Produttive, Marco Di Marco, il Comandante Legione Carabinieri Sicilia, Generale Giuseppe Governale, i vertici dell’Arma a Palermo, della Polizia di Stato, dell’Esercito e della Polizia Municipale, Rappresentanti della Magistratura. “Siamo qui accanto all’Arma dei Carabinieri – ha dichiarato il Sindaco Leoluca Orlando – a ricordare il sacrificio di questi sette uomini e di coloro che, dopo quel giorno, rimasero mutilati a vita. Sono servitori dello Stato, eroi sconosciuti ai più, che abbiamo il dovere di ricordare con cerimonie come questa, ma anche nella vita di tutti i giorni. Deve essere chiaro – ha aggiunto il Sindaco – che, anche se viviamo in un presente che è completamente diverso da quel preciso momento storico, se questa città va avanti nonostante tutto, è perché tanti come loro hanno fatto e continuano a fare il loro dovere. Anche se purtroppo di questi uomini, tanti, troppi sono caduti e ci auguriamo non cadano più. Oggi, a distanza di tanti anni, quel sacrificio non è stato vano”. Nel corso della cerimonia, l’Assessore alle Attività Produttive Marco Di Marco ha espresso “grande riconoscenza ai Carabinieri caduti perché con grande coraggio e grande senso del dovere sono diventati esempio di dedizione verso la Patria, fedeltà alle sue istituzioni, di affermazione della legalità anche a costo della vita”. La strage di Passo di Rigano si inquadra nel difficile contesto della Sicilia del secondo Dopoguerra, in cui il banditismo nell’isola e i suoi feroci attacchi alle istituzioni sembravano essere inarrestabili. I sette carabinieri uccisi facevano parte di un contingente che tornava in città dopo aver pattugliato la zona di Bellolampo. Lì, nel pomeriggio, la banda Giuliano aveva messo in atto un attacco dimostrativo senza causare vittime, al solo scopo di attrarre sul posto altri militari da colpire con la bomba. E l’eccidio, infatti, fu consumato subito dopo. Alle 21.30, in quella che allora era una piccola borgata alle porte di Palermo, sull’unica strada di accesso alla città provenendo da Partinico e Montelepre, fu fatta esplodere una potente mina anticarro. La deflagrazione investì l’ultimo mezzo, con a bordo 18 carabinieri, di una colonna composta da 5 autocarri pesanti e da due autoblindo che trasportavano complessivamente 60 unità del “XII Battaglione Mobile Carabinieri” di Palermo. L’esplosione dilaniò il mezzo, causando la morte dei sette giovani carabinieri. Un secondo ordigno, piazzato poco distante, scoppiò al passaggio di due auto su cui viaggiavano i vertici dell’Arma e della Polizia, accorsi sul posto dell’attentato e usciti fortunosamente indenni dall’esplosione. Quel giorno altri 10 carabinieri rimasero feriti e alcuni subirono gravi mutilazioni.
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