Orlando con De Blasio. Figuccia: “L’America ci salvi da Orlando”

L’elezione di Bill De Blasio alla carica di Sindaco di New York è il frutto di una rivoluzione culturale. In una città dove le comunità afroamericana e italoamericana non sono mai andate d’accordo, De Blasio rappresenta già nella sua famiglia una rivoluzione: lui italoamericano lei, la moglie, afroamericana. Il fatto che venga eletto sindaco è la dimostrazione dello “scongelamento” di vecchie posizioni ma anche l’effetto più interessante delle migrazioni.” Lo ha affermato il Sindaco Palermo Leoluca Orlando, che ha sottolineato “l’auspicio che questa elezione permetta di riallacciare i rapporti di amicizia che Palermo ha avuto con New York, col Sindaco Rudolf Giuliani e la Senatrice Hillary Clinton.”

Angelo Figuccia commenta la notizia attraverso una nota:

“Da ieri, New York sarà amministrata dall’italoamericano Bill de Blasio. Nel fare i complimenti e gli auguri di buon lavoro al nuovo primo cittadino della metropoli statunitense, mi auguro che ne arrivi uno bravo come lui a salvare la nostra amata Palermo”. Lo afferma Angelo Figuccia, capogruppo del Partito dei Siciliani-MPA a Sala delle Lapidi, che prosegue: “Lo scorso 14 ottobre, in occasione della parata del Columbus Day per le strade di New York, ho avuto l’onore di conoscere de Blasio, e fin da quell’occasione si percepiva che sarebbe diventato il nuovo sindaco. Un personaggio che dà lustro alla grande tradizione politica degli italoamericani, terzo sindaco della “grande Mela” dopo Fiorello La Guardia e Rudolph Giuliani.

E se New York, una sorta di capitale del mondo, ha la fortuna di poter contare su personaggi di tale levatura, a Palermo dobbiamo fare i conti con un sindaco che va avanti a forza di proclami, mentre gran parte della città resta sott’acqua alla prima pioggia autunnale e con ogni angolo diventato ricettacolo di immondizia.

Se in piena Manhattan i termovalorizzatori hanno preso il posto delle discariche a cielo aperto, a Palermo basta andare in giro per vedere distese di rifiuti lungo marciapiedi e strade di periferia.

Se a New York la metropolitana è su tre livelli, a Palermo il sindaco pensa di chiudere alle automobili un’arteria fondamentale come via Maqueda, forse per cercare di intercettare i fondi che l’Unesco potrebbe garantire a Palermo e Monreale come “patrimonio universale dell’umanità”.

Forse, per salvare Palermo sarebbe il caso che qualche bravo politico italoamericano, magari dopo essere arrivato negli Stati Uniti con la valigia di cartone, dove ha fatto carriera e fortuna con i propri mezzi, attraversi al contrario l’Atlantico per prendere in mano le sorti del Comune e non farci sprofondare nel baratro”.