Codice Resta torna a Palermo, la riconsegna alla Biblioteca comunale

Codice Resta torna a Palermo. Si è svolta stamani, presso la Biblioteca comunale di Casa Professa, la cerimonia di riconsegna – dopo oltre 20 anni di permanenza a Roma dove è stato restaurato dall’Istituto Centrale per la Grafica e fatto oggetto di studi approfonditi – del Libro d’Arabeschi o Codice Resta.

Codice Resta torna a Palermo: ritorno in città dopo il restauro

L’importante codice – che fa parte del fondo Manoscritti e Rari della Biblioteca comunale – prende il nome del collezionista d’arte, padre Sebastiano Resta, che nel Seicento raccolse in volume 292 disegni originali e 15 stampe risalenti al Cinquecento e Seicento.

Erano presenti, tra gli altri, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, l’Assessore alla Cultura Adham Darawsha e la direttrice della Biblioteca Eliana Calandra.

“Torna dopo una lunga azione di restauro – ha dichiarato il Sindaco – la straordinaria collezione di Sebastiano Resta, che con queste straordinarie opere credo si possa considerare il padre dello studio sistemico del disegno, che poi nel tempo ha acquisito una propria dignità artistica e culturale autonoma e non soltanto servente di altre attività artistiche e architettoniche”.

La figura di Sebastiano Resta

Sebastiano Resta (Milano 1635-Roma 1714) nacque e visse per la prima parte della sua vita a Milano. Qui grazie al padre entrò in contatto con grandi artisti e collezionisti d’arte. Proprio negli anni milanesi nacque la sua predilezione per le collezioni artistiche che lo portò a raccogliere disegni e dipinti.

Dal 1661 si trasferì a Roma, divenuta fulcro e centro propulsore delle arti decorative e applicate.

Entrò nella congregazione dell’Oratorio fondata da San Filippo Neri e abitò nella casa dei Filippini alla Chiesa Nuova. Da qui cominciò ad intrattenere rapporti epistolari con corrispondenti in tutta la penisola, ebbe contatti  con mercanti, artisti e illustri personaggi dell’epoca, gestì scambi con i maggiori collezionisti del tempo e cominciò a raccogliere disegni originali, bozzetti, studi, miniature dei più grandi artisti a lui contemporanei o che lo avevano preceduto.

Ricostruire la storia dell’arte italiana attraverso il disegno era il suo ambizioso progetto, per il quale organizzava le sue raccolte di grafica in volumi- corredati dai suoi caratteristici commenti eruditi –  distinti per scuole, secoli o tematiche.

Di questa corposa raccolta oggi si conoscono solo altri quattro esemplari ancora integri, due dei quali conservati al British Museum di Londra, un piccolo taccuino del Figino oggi al Metropolitan Museum di New York e una Galleria portatile  conservata nella Biblioteca ambrosiana di Milano.

L’esemplare di Palermo apporta dunque un grande contributo alla  conoscenza del gusto decorativo dalla fine del Quattrocento al Seicento e illumina la storia del collezionismo e del mercato dell’arte del XVII secolo.

Il restauro

Il Codice è stato oggetto di un lungo restauro da parte dell’Istituto Centrale della Grafica con sede a Roma, frutto di un articolato progetto conservativo, curato dal Laboratorio di  restauro opere d’arte su carta, diretto da Fabio Fiorani, che ha previsto analisi diagnostiche preliminari, documentazione grafica e fotografica e interventi conservativi che hanno interessato la legatura, la coperta, tutte le carte (242) componenti il codice, 292 disegni e 15 stampe.