Co-stretti a un metro, grido d’allarme dei piccoli imprenditori palermitani

Co-stretti a un metro. Sono dodici, sono piccoli artigiani e imprenditori palermitani, sono creativi e giovani, sono alternativi e si rimboccano le maniche davanti al futuro incerto. Il Coronavirus ha stravolto la loro quotidianità e ora fanno i conti tra i mancati incassi nel periodo del lockdown e le disposizioni sul distanziamento sociale che limitano una normale ripresa. 

Così, in un momento di stasi tra una Fase 2, che è stata nei fatti prorogata, e una Fase 3, ancora non del tutto chiara, ecco che la volontà di fare squadra si fa più forte. Da un’idea di Marco ed Emilia Callari, creativi e anime di Vintage by Callari, nasce la campagna di sensibilizzazione Co-stretti a un metro. Un progetto fotografico che racconta un network di professionisti uniti ma distanti, attraverso dodici foto firmate da Francesco Bellina, fotoreporter che ha all’attivo importanti collaborazioni con prestigiose testate nazionali e internazionali con i suoi scatti di denuncia sociale. Una galleria di foto che sintetizza gli umori di un periodo difficile in cui l’unione e la condivisione diventano fondamentali. “Il nostro lavoro – affermano Marco ed Emilia – si nutre del contatto con i nostri  appassionati clienti, che in questi anni hanno accolto le nostre proposte con entusiasmo, felici di trovare prodotti indipendenti, molto diversi dall’omologazione del commercio ‘mainstream’.”

Il distanziamento sociale, il metro di distanza e la mascherina irrompono nelle quotidianità e ostacolano il contatto umano e il confronto con il cliente, che spesso diventano fonte di ispirazione e creatività e contribuiscono a dare vita a nuove idee, modelli e stili di vita. 

La campagna scattata dal fotoreporter Francesco Bellina ha l’obiettivo di accendere l’attenzione sulle difficoltà riscontrate dai piccoli imprenditori e artigiani, che operano nel centro storico del capoluogo siciliano, legate al rispetto nelle norme anti contagio e non solo.  Come nei precedenti lavori, il focus delle immagini di Bellina si sofferma sulle persone e sulla forza di una posa alla quale viene affidata il racconto di una storia precisa, netta e tagliente. I protagonisti di Co-stretti a un metro sono tutti statuari, eroici, immortalati in pose dinamiche e potenti.

Co-stretti a un metro: la campagna che accende i riflettori sulla rete dei piccoli imprenditori del centro storico di Palermo

Dal parrucchiere Skip (Francesco Valguarnera)  allo chef del ristorante Bruto (Salvo Palmeri), passando per il lavoro grafico di Block Design (Miriam Iervolino),  l’abbigliamento urban di Yankee (Giuseppe Longo), i cocktail alternativi e i dischi ricercati di Punk Funk (Bizio Rizzo), il birrificio Ballarak, (Michele Catalano), e poi ancora Vera Coffee (Vera Battaglia), l’orafo Roberto Intorre, il Vespa Cafè di Beppe Ciulla, il tattoo artist di Goodfellas (Sandro Stagnitta), la palestra Sirius (Francesco Domina) e Vintage by Callari (Emilia Callari).

Ad accomunarli è il metro da sarta, simbolo del loro saper fare manuale ma anche del distanziamento sociale, con cui ogni soggetto interagisce relazionandosi con l’oggetto della propria attività: il disco, il bicchiere, gli occhiali, il muscolo, il tatuaggio, le forbici, il coltello da chef. 

“Nel nostro intento – concludono Marco ed Emilia Callari – non c’è nessuna forma di protesta verso una normativa che ognuno di noi applica per garantire la massima sicurezza ai clienti. La nostra iniziativa è solo un progetto artistico per non far passare inosservati i sacrifici che tutti noi stiamo facendo per tenere in vita le nostre attività in momento storico caratterizzato da incertezza e dubbio sul futuro dell’economia, locale e nazionale”. 

Un universo urbano, alternativo, indipendente che si rivolge a piccole e specifiche nicchie di mercato e si esprime con tutta la forza delle immagini, un mondo colorato e notturno allo stesso tempo, un gruppo di giovani e meno giovani che da anni con il loro lavoro rappresentano la resistenza economica e commerciale di una intera città, quella Palermo che non può permettersi il lusso di perdere attività come queste senza cadere nell’onnipresente rischio dell’omologazione e del già visto.