“Vicino al clan Cappello”, sequestro di beni a 47enne di Aci Castello
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale etneo, Sezione misure di prevenzione per il sequestro dei beni e delle disponibilità finanziarie riconducibili a S.A.G., classe 1970, persona più volte condannata per reati contro il patrimonio, ricettazione di auto rubate, truffa, spendita di monete falsificate e insolvenza fraudolenta.
A meglio definire il profilo criminale del soggetto hanno concorso le intervenute condanne, a suo carico, per triplice tentato omicidio e porto abusivo di armi da fuoco nonché la vicenda giudiziaria che ha visto S.A.G. indiziato di appartenere al clan Cappello.
Inoltre, quale elemento di maggiore attualità, S.A.G. è stato tratto in arresto per reati di usura e estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Piramidi”, conclusa nel marzo 2017.
Sequestro, sproporzione dei redditi dichiarati
“A fronte di questo curriculum criminale – spiegano gli investigatori – che ha reso evidente la persistente pericolosità sociale del soggetto e la tendenza abituale a commettere delitti, i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Acireale hanno avviato, nei confronti di S.A.G. e del proprio nucleo familiare, mirate indagini patrimoniali volte a verificare la coerenza del loro patrimonio e del tenore di vita con i redditi dichiarati”.
Gli accertamenti di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere che a fronte di redditi complessivi del nucleo familiare ammontanti, dal 1990 al 2015, a meno di 2 mila euro annui, nel 2011, è stato acquistato un appartamento, mediante assegni, formalmente intestato al figlio venticinquenne, privo di redditi, di S.A.G.
Pertanto, in attuazione delle previsioni di cui al Codice antimafia, la Procura ha proposto al Tribunale di Catania, sezione misure di prevenzione, il sequestro anticipato dei beni, nella disponibilità di S.A.G., ancorché intestati a terzi, risultati ingiustificati e sproporzionati al reddito, poiché potenzialmente riconducibili alle diverse attività illecite da lui commesse nel periodo dal 1985 al 2013.