Clamorosa indiscrezione riportata dal quotidiano “La Repubblica” solitamente ben informato sui provvedimenti della magistratura, soprattutto quelli coperti da segreto istruttorio. Sarebbe finito sotto inchiesta per reati di mafia il Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, 52 anni, responsabile Legalità di Confindustria nazionale e di recente inserito dal governo nazionale nel comitato direttivo dell’Agenzia per i beni confiscati.
Secondo il giornale fondato da Eugenio Scalfari, Montante sarebbe iscritto nel registro degli indagati da due Procure, quella di Catania e quella di Caltanissetta. Montante, secondo il Fatto Quotidiano (altro giornale vicino alle Procure) viene tirato in ballo da Salvatore Dario Di Francesco, un ex dipendente del consorzio ASI, compare di Salvatore Arnone, boss nisseno, testimone di nozze di Montante, quando il leader di Confindustria Sicilia si sposò giovanissimo 35 ani fa.
Un legame molto antico che però sarebbe stato rinsaldato nel pilotaggio degli appalti in provincia di Caltanissetta.
Ovviamente le accuse sono tutte da provare e non si può escludere che ci sia un disegno volto a screditare Montante, proprio per il suo impegno antimafia.
Da Presidente della Confindustria di Caltanissetta infatti, aveva dato vita alla svolta dell’organizzazione industriale, con l’approvazione di un codice etico per gli aderenti. Sul piano politico aveva appoggiato il governo Lombardo insieme con Lumia e Cracolici, come grimaldello per mandare il centrodestra all’opposizione: ha anche piazzato stabilmente i suoi collaboratori, prima Venturi e poi la Vancheri alla guida dell’Assessorato Attività produttive, creando un asse di ferro con il Presidente della Regione Crocetta.
LA REPLICA DI MONTANTE
“Mi tornano in mente le parole profetiche pronunciate appena qualche giorno fa dal presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. L’alto magistrato, ribadendo quanto già denunciato in più occasioni solenni anche da altri alti magistrati, ha parlato di ‘attacchi contro i nuovi vertici confindustriali siciliani e nisseni, spesso aggrediti attraverso il metodo subdolo della diffamazione e del discredito mediatico, e l’accentuata campagna di delegittimazione condotta a tutto campo contro vari protagonisti dell’antimafia operativa, mirati a riprodurre una strategia della tensione che potrebbe tradursi in azioni eclatanti. E non è la prima volta – continua Montante -. Non è un caso che nel 2013 il Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica abbia deciso di riunirsi proprio a Caltanissetta, mettendo attorno allo stesso tavolo i vertici delle forze dell’Ordine e della magistratura, insieme con i rappresentanti di Confindustria Montante e Lo Bello. Anche in quella circostanza, il messaggio unanime fu quello di alzare il livello di guardia attorno a chi, con azioni concrete, ha segnato una inversione di rotta nella lotta alla criminalità, e i procuratori presenti espressero preoccupazioni sulla delegittimazione in atto da parte della mafia contro i vertici di Confindustria. Detto questo, posso assicurare che il mio impegno contro il malaffare – conclude Montante – per liberare le imprese dal sopruso delle mafie continuerà con maggiore forza e determinazione di prima, in continuo contatto, così come ho sempre fatto, con forze dell’ordine, istituzioni e magistratura, cui va la mia più assoluta fiducia”.
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