Cinquanta volte il primo… coming out
Qualche giorno fa stavo seduta sul divano a casa, dopo cena come quasi ogni sera, con il tablet fra le mani a sbirciare le notizie sul web. Nello zapping tra un sito e l’altro arrivo a un video. Il titolo era “Closets are for clothes” (Gli armadi sono fatti per i vestiti), mi incuriosisce e decido di vederlo.
Dei ragazzi, di ogni genere e etnia, uscivano da un armadio a muro per poi darsi a un ballo liberatorio. Questo video, leggo, è stato realizzato da Same-Sex Equality (HSSE) e dal The People Project, due associazioni LGBT americane e vuole celebrare in maniera leggera e divertente il gesto del coming out in occasione del “Coming Out Day”.
Così mi sono ritrovata a far mille ricerche, a leggere centinaia di articoli e testimonianze: tanto di quel materiale che non si sa da dove iniziare. Cercherò allora di fare un po’ d’ordine.
Il “Coming Out Day” è una giornata internazionale, nata negli Stati Uniti nel 1988 che ogni anno, l’11 ottobre , viene festeggiata dalla popolazione glbt per ricordare l’importanza del coming out.
Ma, anche se questa parola è ormai entrata nel gergo comune e quasi tutti ne conoscono il significato, vediamo di chiarirne meglio le origini per chi ha bisogno di ripassare.
L’espressione “coming out” è un’abbreviazione di “coming out of the closet” che vuol dire appunto “uscire dal ripostiglio” o “uscire dal nascondiglio”, ma letteralmente “uscire dall’armadio a muro”, e sta a indicare l’atto di dichiarare pubblicamente la propria omosessualità.
“Uscire allo scoperto”, a differenza di quello che si possa pensare, non è semplice però: è un percorso che viene maturato nel corso della vita, un processo di accettazione prima di tutto interiore, che implica una forte carica emotiva. Il timore di non essere accettati o derisi, la paura di perdere “l’amore” delle persone care, spesso porta i gay e le lesbiche a stare rintanati tutta la vita. Questo passo inoltre non è mai definitivo, quindi anche i più coraggiosi sono messi alla prova: infatti non si smette mai di conoscere persone nuove e ogni nuova conoscenza rappresenta un altro nuovo coming out… insomma, è come dare 50 volte il primo bacio!
In Italia, più che negli altri paesi occidentali, le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale sono molte e la lotta all’omofobia stenta a prendere il volo, anche per lo scarso appoggio da parte delle istituzioni.
Il “coming out” però è direttamente proporzionale alla lotta per i diritti civili: quale modo migliore per normalizzare la condizione della popolazione glbt se non vivere “normalmente”?
Quindi non mi rivolgerò agli eterosessuali perché a volte, per essere accettati, è bene che il primo passo venga proprio da noi. Parlo a voi, proprio a voi gay e lesbiche, aprite occhi e orecchie ma soprattutto le vostre agende e segnate questa data importante sul calendario:
fuori c’è il sole, il cielo è splendido… smettetela di stare rinchiusi, è proprio la giornata ideale per “venire fuori!”.
“A mio avviso, oggi il movimento omosessuale ha più bisogno di un’arte del vivere che di una scienza o di una conoscenza scientifica (o pseudoscientifica) di cosa sia la sessualità. La sessualità fa parte dei nostri comportamenti, fa parte della libertà di cui godiamo in questo mondo.” – Michel Foucault-