Categories: Cronaca

Cinisi, convegno su beni confiscati alla mafia

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di redazione

Nella casa che fu del boss Tano Badalamenti, l’Associazione Peppino Impastato e la Consulta giovanile di Cinisi hanno organizzato un convegno sui beni confiscati alle mafie come patrimonio delle comunità. L’iniziativa si inserisce nel contesto delle attività preparatorie del prossimo 9 maggio, anniversario della morte di Peppino Impastato, ed è stata significativa nell’ambito di un rapporto che le associazioni vogliono instaurare con il territorio. In apertura Vito Manzella, per la Consulta, ha parlato delle grandi opportunità, sia di lavoro che di aggregazione che si offrono nei vari territori, soprattutto ai giovani, con l’utilizzo dei beni confiscati. Salvo Vitale ha fatto notare la peculiarità di un affidamento dell’abitazione dell’assassino fatto ai familiari e ai compagni della vittima ed ha fatto un chiaro riferimento a Pio La Torre, di cui, oggi ricorre l’anniversario del barbaro assassinio e di quello del suo autista Rosario Di Salvo. Vitale ha anche accennato alla normativa che prevede tempi di affidamento lunghissimi, intorno ai dieci anni: nel caso della casa di don Tano ci sono voluti 23 anni. Il sindaco di Cinisi ha detto che, per quanto riguarda la casa del boss, per la quale è stata avanzata l’idea di rinominarla ‘Casa 9 maggio’ per seppellire il ricordo di Don Tano, è stato presentato un progetto con la richiesta di fondi del PON sicurezza: il finanziamento dovrebbe arrivare entro la fine di maggio; ha fatto poi una rassegna dei beni confiscati e di quanto fatto per predisporne l’affidamento, con particolare riferimento a tre villette confiscate al mafioso Piazza, in contrada Torre dell’Ursa e affidate, per concorso, alla cooperativa partinicese ‘Liberamente’, la quale ha presentato un ambizioso progetto per un centro di assistenza ai disabili e di recupero dalle tossicodipendenze. Un excursus sui beni confiscati nella vicina Terrasini e sul loro parziale riutilizzo, è stata fatta dal sindaco Massimo Cucinella, il quale ha parlato delle difficoltà riscontrate per accedere ai finanziamenti, accennando anche alla mancata realizzazione dell’intero progetto di recupero delle Cave confiscate ai D’Anna, in contrada Ramaria, nelle quali si prevede una prossima riapertura come discarica di sfabbricidi.

Redazione

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