Cinema, tv e spettacolo

Cinema di Frontiera a Marzamemi, ecco i 6 lungometraggi in concorso

Scontri tra bande, lotta contro una società ingiusta, discriminazione e integrazione. E poi, ancora, il rapporto tra teatro e realtà, l’impegno e il coraggio delle donne. Sono soltanto alcuni dei temi al centro delle pellicole in concorso nella XVII edizione del Festival internazionale del cinema di frontiera di Marzamemi, in programma nel borgo marinaro dal 24 al 30 luglio prossimi. Quando, ancora una volta, la magia del grande schermo racconterà le frontiere geografiche e sociali, mentali e culturali di un mondo sempre in bilico tra offese e voglia di riscatto.

Sei i film in concorso

Sei, in totale, i film che si alterneranno sul grande schermo di piazza Regina Margherita, la sala cinematografica en plein air più grande e più a Sud d’Europa, laddove cielo, terra e mare sembrano incontrarsi. Due le produzioni italiane e ben quattro le anteprime nazionali. Si tratta di “La guerra dei cafoni” di Davide Barletti  e Lorenzo Conte,  2017, Italia; “Sufat  chol” (Tempesta di sabbia), di Elite Zexer, 2016, Israele (anteprima italiana); “Bienvenue a Marly-Gomont” di Julien Rambaldi, Francia, 2016 (anteprima italiana); “Die göttliche ordnung”  (L’ordine divino) di Petra Volpe, Svizzera, 2017, (anteprima italiana); “Felicité” di Alain Gomis, 2017, Congo (anteprima italiana) e “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu, 2017, Italia.

«La nostra vocazione internazionale – ha dichiarato Nello Correale, ideatore e direttore del Festival internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi – porta sul grande schermo del borgo marinaro storie degli “altri” per conoscere meglio noi stessi. In concorso due film italiani di cui uno, “La stoffa dei sogni”, fresco di Globo d’oro, e altri che arrivano da Pesi lontani solo geograficamente ma vicini a noi per storie problemi e sentimenti. Previste inoltre quattro anteprime nazionali e un film, “Tanna”, che per la prima volta arriva dalla Polinesia, assicurando un grande spettacolo al pubblico del Cinema di Frontiera».

Cinque quelli fuori concorso

Saranno invece cinque i film fuori concorso proiettati sempre in piazza Regina Margherita: “Tanna” di Bentley Dean e Martin Butler, 2016, Australia; “Raffaello” di Luca Viotto, un progetto firmato Sky, 2017;  “The wind” di Victor Sjöström, (Usa), il film muto del 1928 che sarà accompagnato, come da tradizione, dalla musica dell’Ensemble Darshan; “Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta” di Morgan Neville, 2016, Usa e il film evento 40 anni dopo: “La febbre del sabato sera” di John Badham, 1977, Usa.

Un film, questo, che arricchirà anche la sezione “Cinema e musica”, nell’ambito della quale saranno inoltre proiettati: “Stop making Sense, film concerto dei Talking Heads, diretto da Jonathan Demme,1984, Usa; “Philip Glass-Looking  Glass” di Eric Darmon, 2005, Usa; “Tributo a Rosa Balistreri: Consoli, Vanoni, Giorgia, Turci, ecc…cantano Rosa” di Nello Correale, 2012, Italia; “The Idol” di Hany Abu Hassad, 2015, Palestina; Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta” di Morgan Neville, 2016, Usa; “Keith Richards. Under the influence” di Morgan Neville, 2015, Usa;  “Wat Happened, miss Simone?” di Liz Garbus, 2015, Usa.

Nono solo cinema, ma anche arte

Il loggione della tonnara continuerà anche quest’anno ad essere “contenitore culturale” e tra le altre iniziative ospiterà l’esposizione “Paráthyra”, dell’artista campano Gennaro Branca. La mostra, a cura di Valeria D’Ambrosio, esplora un universo di relazioni sensoriali e immaginifiche tra uomo e natura, parole e immagini, forme e colori.

«Il trittico – spiega Valeria D’Ambrosio -, che verrà allestito lungo una delle navate della tonnara è composto da tele caratterizzate da una brillante policromia e da una forte carica sensuale fatta di segni e significati complessi. Sull’altare di fondo, invece, il polittico creato espressamente per il festival, si presenta come un ensemble di dieci moduli componibili separati tra loro ma dipendenti reciprocamente in termini figurativi e concettuali. Dipinte con una pittura materica molto gestuale, le tele appaiono come finestre su mondi diversi che insieme diventano ritratto di un universo che si completa solo grazie alle singole parti».

Redazione

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