SIRACUSA – Tutto respira. Tutto è Ciatu. Respirano gli attori, respira il pubblico, respira il teatro, respirano le scuole, respira una città intera. Quanto realizzato da NeonTeatro a Siracusa è un evento nell’evento, accolto come un evento nell’evento, vissuto come un evento nell’evento.
Dopo il recente debutto dell’ultima fatica, Invasioni, inserita dalla critica fra i migliori
A Siracusa mancava il Teatro Comunale da 60 anni. E’ rinato lo scorso 26 dicembre e l’Amministrazione comunale ha voluto fortemente che fra gli spettacoli da inserire nel cartellone spiccasse pure l’opera della compagnia catanese, per festeggiare il rifiorire del gioiello incastonato nella splendida Ortigia, per impreziosire le celebrazioni dei 2750 anni di fondazione della culla di Archimede.
“Un onore ospitare un capolavoro così come Ciatu – ha dichiarato Francesco Italia, l’assessore alle Politiche Culturali del Comune di Siracusa che ha voluto introdurre lo spettacolo – perché non è stupendo soltanto dal punto di vista prettamente artistico. I contenuti si sposano perfettamente con la mentalità della nostra Amministrazione, che vuole fare delle diversità una risorsa, una fonte di energia per il tessuto sociale e produttivo del nostro territorio. Siracusa può e deve fare rifiorire il movimento culturale, fondamentale per il benessere ed il progresso di un’intera comunità. Stiamo dimostrando che faremo di tutto per riuscirci insieme con i nostri cittadini. Respiro dopo respiro. Ciatu dopo ciatu”.
Due date, due bagni di folla. La seconda replica è stata riservata agli studenti degli istituti scolastici. L’entusiasmo dei docenti e degli studenti ha confermato la volontà dell’amministrazione comunale di riproporre Ciatu nelle scuole “Per il suo valore educativo e formativo”.
Sul palco Giordano Bruno ancora una volta è risorto dal rogo a cui lo condannò l’ottusità dell’Inquisizione. Muovendo dal sacrificio del monaco filosofo in difesa della libertà di pensiero, della parola, del fiato che accomuna tutti gli esseri umani, la regista Monica Felloni ha permesso agli spettatori di sondare il miracolo della vita, di sentire l’energia della realtà, manifestata per quel che è, senza ipocrisie, senza concessioni, cruda, vera, dolorosa e meravigliosa così come è. La realtà che ti impone di fare quel per cui si viene al mondo: vivere. Con la danza, col canto, con la poesia, con le rughe, coi suoni, col battito degli occhi, gli attori di NeonTeatro hanno svelato cos’è vivere dal primo all’ultimo respiro, ognuno opera compiuta, unica, e che non importa come si è, ma quel che si è. Cioè esseri umani, sensi che danno un senso al tutto, capaci, se lo vogliono, di essere anche parte di una favola. Essere favola che abbatte i concetti di spazio, di tempo. Al di là anche della morte, del passaggio terreno, così come simboleggia uno dei momenti più toccanti, il video con un anziano ultracenteneraio. Non parla. Ma dice tutto col volto scavato, con lo sguardo ancora brillante. Respirando. Per sempre.
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