Ciancimino al Pm: “ho 12 milioni in Malesia”
Massimo Ciancimino rivela che una parte del suo patrimonio è in Malesia. Il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo lo ha detto al procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, nel corso di un interrogatorio di due settimane fa: per dimostrare di essere attendibile e di non parlare con i magistrati solo per nascondere il tesoro accumulato dal padre con le tangenti del sacco edilizio della citta’ di Palermo, il superteste del processo sulla trattativa Stato-mafia ha indicato le coordinate di un conto tenuto in una banca di Kuala Lumpur e la Procura ha avviato le rogatorie necessarie per andare a inseguire il denaro, circa 12 milioni di dollari, intestati alla madre di Massimo e vedova di don Vito Ciancimino, Epifania Silvia Scardino. La Procura, secondo quanto si apprende, sta valutando con cautela queste dichiarazioni.
I magistrati vogliono infatti capire se non si tratti di un diversivo, per distogliere l’attenzione dalla ricerca del denaro sulle cui tracce era il Gico della Guardia di Finanza, messo in allarme nel 2012, da un’intercettazione telefonica in cui Massimo Ciancimino parlava con un ex sindaco di Palermo, Stefano Camilleri, proprio di “12 milioni”, localizzati in banche europee, tra Lugano e l’Olanda. E olandese sarebbe un misterioso intermediario, tale Van Putten, che sarebbe dovuto intervenire in Svizzera per sbloccare la situazione. La rogatoria malese è comunque in movimento: Ciancimino ha detto che quei 12 milioni sono leciti e che lo stesso Giovanni Falcone aveva indagato su quella somma. Resta da capire come mai un superteste, già condannato per riciclaggio, manovri il suo denaro in giro per il mondo e ogni tanto informi di questo i magistrati, con cui parla dei presunti accordi inconfessabili tra Stato e mafia, nel periodo delle stragi del ’92-’93.