di redazione
“Ventinove anni fa Palermo veniva
sventrata da un’autobomba mafiosa che uccideva il consigliere
istruttore del Tribunale, Rocco Chinnici, i due carabinieri della
scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato
Salvatore Bartolotta, e l’ignaro portiere dello stabile di via
Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi, dove abitava il magistrato.
Con quella strage, Cosa nostra alzava il tiro e colpiva l’ideatore
del pool antimafia, inventore di un nuovo e virtuoso sistema
investigativo, basato sulla condivisione delle indagini tra i vari
giudici e sugli accertamenti bancari. Chinnici, che aveva voluto
al suo fianco i giovani colleghi Falcone e Borsellino, seppe
imprimere una svolta nella lotta alla mafia, gettando le basi del
primo maxi processo. Il rigore morale e l’attaccamento al dovere
caratterizzarono la vita del giudice Chinnici e proprio queste sue
eccelse virtu’ ne decretarono la morte. Con affetto e commozione,
mi stringo con solidarieta’, insieme a tutto il governo regionale,
che fino a qualche settimana fa ha avuto l’onore di avere come
componente la dottoressa Caterina Chinnici, ai parenti del
giudice e delle altre vittime, cadute per mano mafiosa”.
Lo dichiara il presidente della Regione siciliana, Raffaele
Lombardo, in occasione dell’anniversario della strage del 29
luglio 1983 a Palermo.
fpd/ll
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