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Chi era Hugo Chavez? Parla un emigrato siciliano

di Barbara Giangravè (traduzione di Marco Greco)

Caracas, 7 Mar. – Con i potenti mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione, rintracciarlo, spiegargli cosa volessi da lui e ottenerlo ha richiesto meno di 24 ore. Un po’ più difficile è stato comunicare in due lingue ormai differenti: italiano e spagnolo. Ma, per superare quest’ultima barriera, è bastato l’aiuto di un amico conosciuto proprio in terra ispanica.

Stiamo parlando di un imprenditore siciliano che vive e lavora in Venezuela. Noi lo abbiamo contattato perché la notizia della morte del presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha fatto il giro del mondo. Così come domani faranno il giro del mondo le immagini dei suoi funerali.

Quest’uomo, che vuole rimanere anonimo, ha compiuto lo stesso giro del mondo quando era ventenne, 57 anni fa, partendo da un piccolo paese dell’entroterra siciliano. Della politica del suo Paese d’adozione non ha mai parlato volentieri. Ha accettato di farlo per SiciliaNews24.it contando sulla “parola d’onore” di una sua giovane conterranea nel non rivelarne l’identità.

“Partii per il Venezuela nel febbraio del 1956, in cerca di fortuna, ma con l’idea di tornare nella mia Terra. Arrivai a Caracas: da lì non me ne sono più andato. Ho sempre lavorato per mettere da parte i soldi e avviare un’impresa tutta mia”, inizia.

“Cominciai lavorando molte ore al giorno, come impiegato. Con il passare del tempo, riuscii a mettere da parte i soldi che mi servivano per avviare la mia attività”.

Oggi è un affermato imprenditore del settore alberghiero, ma più di 50 anni fa ha lasciato l’isola con la più classica delle valigie di cartone dei nostri emigranti.

“Quando Chavez salì al potere, pensammo tutti che avrebbe portato un cambiamento positivo nel nostro Paese, ma avvenne esattamente il contrario. Si mise subito contro l’impresa privata. Per esempio, l’80% del settore alberghiero ha registrato un calo dovuto alla possibilità di ospitare i turisti nelle abitazioni. Ma, si sa: ogni rivoluzione è complicata. I privati cittadini devono fare i conti ogni giorno con tutti i rischi che comporta. Con il socialismo del XXI secolo, Chavez ha convertito tutto in una democrazia… dittatoriale”.

Ma, allora, cos’era Chavez: il Presidente o il dittatore del Venezuela?

“Diciamo che è stato un dittatore giunto al potere attraverso un’apparente democrazia”.

Possibile, però, che le scene di lutto collettivo che vediamo da ieri nelle strade venezuelane siano finte?

“No. Chavez ha elargito denaro, proveniente dalla rendita petrolifera, ai poveri. Ma non ha tenuto in nessun conto la classe media: se n’è completamente disinteressato. La notizia della sua morte è stata diffusa ad arte dal governo, affinché l’intero popolo venezuelano sia presente al suo funerale. Chi ha tratto beneficio dal suo regime, sta con lui. I presidenti dei paesi membri dell’Alba (Alleanza Bolivariana per le Americhe, n.d.r.) stanno tutti esprimendo solidarietà e condoglianze. La maggior parte del tempo, Chavez e i suoi burattini lo hanno trascorso a colpire il capitalismo o, meglio, quello che lui ha denominato capitalismo. Così, hanno distratto il popolo. Oggi, parlare di complotti o presunti omicidi può tranquillamente essere un’altra strategia del governo per distrarre questo popolo”.

Cosa succederà, dunque, in Venezuela dopo i suoi funerali?

“Più del 50% della popolazione sta continuando a ricevere una o più “misiones” (i benefici economici concessi da Chavez ai poveri, n.d.r.): è ovvio che questa gente continui… a votare per la rivoluzione!”.

Barbara Giangravè

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