I centristi all’Ars chiedono al governo la revoca della stabilizzazione dei precari
La riunione dei centristi all’Ars decide di chiedere la revoca al governo in materia di precari. D’Alia precisa tutto si può fare tranne una stabilizzazione di massa. Proprio il ministro D’Alia ha sostenuto: “Ieri ho incontrato il presidente Crocetta. Credo che l’esecutivo farà proprie le nostre osservazioni”. Sui precari: “Impossibili le stabilizzazioni di massa”.
“Esiteremo un documento di sostanziale sfiducia a Crocetta? – ha commentato il ministro – non ho ancora incontrato i parlamentari, sarebbe irriguardoso anticipare qualsiasi decisione. Posso solo dire che, al momento, non posso escludere niente”.
La questione riguardante le proroghe dei precari degli enti locali, che sono in bilico dopo la conversione in legge del decreto nazionale sulla Pubblica amministrazione. “Quello di ieri con Crocetta – dice D’Alia – è stato un incontro proficuo. Ci siamo confrontati anche con i tecnici della Regione siciliana. E abbiamo anche raccolto alcuni dati che non avevamo rispetto alle professionalità dei dipendenti dei Comuni. Nei prossimi giorni dirameremo una circolare – ha aggiunto D’Alia – che verrà recepita in tutta Italia, e quindi anche in Sicilia. Ci rendiamo conto che il precariato siciliano ha delle peculiarità, ma non dobbiamo nemmeno dimenticare le responsabilità politiche che hanno creato una situazione del genere”.
Ma la strada è ancora lunga: “Tutto si può fare – ha detto il Ministro – tranne che pensare a stabilizzazioni di massa che sconquasserebbero definitivamente il sistema degli enti locali. Ci sono Comuni nella nostra regione – prosegue D’Alia- che hanno 100 precari e 50 posti in pianta organica già coperti. Nessuno ancora è riuscito a spiegarci come si possa in questi termini attuare la stabilizzazione facendo dichiarare il dissesto finanziario dei Comuni. Noi assecondiamo qualunque progetto virtuoso di inserimento di queste professionalità nelle pubbliche amministrazioni, quello che non possiamo assecondare sono le follie e il populismo da quattro soldi”.