E’ stata individuata e sottoposta agli arresti domiciliari dalla polizia la terza donna che, lo scorso ferragosto presso il camping Costa Ponente a Mazzaforno, alle porte di Cefalù, provocò lesioni gravissime e permanenti ad un’anziana dopo una rissa che coinvolse più nuclei familiari per futili motivi.
Alla vigilia dello scorso ferragosto all’interno di quel camping, tra i fumi di barbecue e schiamazzi, dopo un crescendo di screzi tra più nuclei familiari palermitani per futili motivi, la situazione degenerò.
Ad avere la peggio una donna anziana che fu ricoverata d’urgenza presso l’ospedale Giuseppe Giglio di Cefalù, dove i sanitari constatarono lo spappolamento della milza e furono costretti ad asportarla.
Le prime indagini condotte dagli investigatori del Commissariato di Cefalù portarono il pm della Procura di Termini, Alessandro Macaluso, a chiedere ed ottenere dal Gip Angela Lo Piparo gli arresti domiciliari per due delle tre donne che – secondo la ricostruzione dei fatti operata dai poliziotti – si sarebbero rese responsabili dell’aggressione dell’anziana: si trattava di Rosalia Di Lorenzo, 32 anni di Brancaccio, e Monica Spanò, 37 anni di Bagheria.
Adesso, dopo un supplemento di indagini gli agenti del Commissariato Cefalù sono giunti all’individuazione della terza presunta protagonista di quella aggressione che vide quale vittima l’anziana donna, già invalida al 100%, la cui “unica colpa – spiegano gli investigatori – era stata di intervenire in difesa della figlia che si era permessa di lamentarsi per il chiasso eccessivo proveniente da quei nuclei familiari dell’hinterland palermitano”.
La terza donna sottoposta agli arresti domiciliari è Patrizia Pennino, 46 anni del quartiere Oreto. “Dopo l’aggressione – sempre secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine – insieme alle altre due donne già identificate, si era allontanata dal camping con i familiari, cercando di eludere le investigazioni. Nella precipitosa fuga, un familiare delle tre donne aveva anche staccato la targa anteriore del suo camper – aggiungono gli inquirenti – per evitare che potesse essere annotata da uno dei parenti della vittima”.
Ma ciò non è stato sufficiente ad impedire ai poliziotti di risalire sia al mezzo e quindi ai suoi occupanti e procedere nei giorni successivi alle individuazioni fotografiche.
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