C’è molta preoccupazione in casa Catania per l’esordio stagionale al Massimino di domenica prossima. Non ci riferiamo a discorsi tecnici che riguardano il Parma di Pasquale Marino (di questo se ne occuperà mister Giampaolo) ma alla situazione dei tifosi che saranno presenti sugli spalti dello stadio catanese.
Il numero degli abbonamenti staccati finora parla chiaro: 8435 tessere vendute. Una cifra in netto calo rispetto alla scorsa stagione quando il numero superava le 10.000 unità. Ma ancora peggio se guardiamo agli anni scorsi in cui i catanesi si abbonavano in massa e riuscivano praticamente a riempire da soli lo stadio con 16mila tessere.
Le ragioni del calo questa volta non sono da ricercare nei costi della stagione rossazzurra (ragione dell’indebolimento della scorsa estate) quanto nella ormai famosa “tessera del tifoso”. Questa ha creato una spaccatura netta all’interno della tifoseria che si è divisa sull’acconsentire o meno alla nuova regola dettata dal Ministro dell’Interno Maroni.
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La frattura riguarda da un lato i tifosi delle tribune che hanno forzatamente accettato la legge e pur di non rinunciare alla propria squadra hanno accettato la tessera mentre dall’altro lato si è avuto un netto rifiuto da parte delle curve e dei gruppi organizzati che si rivoltano alla schedatura della tessera. Rinunciando alla tessera diventa automatica la rinuncia all’abbonamento. Si tratta di quelle 2mila o forse tremila unità delle curve che rappresentano la parte importante del tifo catanese soprattutto per il sostegno che apportano alla squadra in casa. Il rischio dunque è quello di avere uno stadio “svuotato” non solo per il prossimo impegno di domenica ma per tutta la stagione.
I gruppi continuano il pugno duro con la società e rifiutano in maniera ferma l’eventualità della tessera. Già durante la gara contro il Chievo si sono riuniti nella piazza fuori dallo stadio a vedere il match e minacciano di farlo anche per le gare in casa. La società intanto resta con le mani legate. Da un lato l’opposizione dei tifosi ma dall’altra la fermezza delle nuove regole. Un vicolo cieco che non permette neanche un dialogo tra le parti.
Daniele Di Frangia
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