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Catania, Convegno dell’Associazione Siciliana Antiracket (A.SI.A.)

di redazione

La Provincia di Catania rende noto che                         Foto

‘La battaglia conto l’illegalità non si vince soltanto sul piano della giustizia penale, ma dando senso alla presenza dello Stato. Il rispetto delle leggi dipende da ciascuno di noi. Spesso però aggiriamo le norme ed indulgiamo in comportamenti che, ripetuti quotidianamente, impediscono di dare speranza al nostro Paese’. Lo ha dichiarato Giovanni Salvi, procuratore della Repubblica di Catania. Questo è il messaggio consegnato ai giovani studenti della Cavour presenti al ‘Nel nome della Legalità’, organizzato alle Ciminiere dall’A.SI.A. (Associazione Siciliana Antiracket) con la partecipazione della ‘Rete per la Legalità’. I lavori sono stati coordinati dal giornalista Daniele Lo Porto, segretario provinciale dell’Associazione siciliana della Stampa, che ha letto i messaggi di saluto del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, del prefetto Francesca Cannizzo  (rappresentata dalla dott.ssa Pina Cocuzza) e del commissario per la lotta all’usura e all’estorsione, Elisabetta Belgiorno. I relatori sono stati preceduti da un intervento del commissario straordinario della Provincia, Michelangelo Lo Monaco, che ha dichiarato: ‘Chi riveste un ruolo nella collettività deve essere onesto, competente ed avere a cuore il bene pubblico, perseguendo un codice etico. Ai giovani dico: agite nel rispetto della legge, non offendete la dignità altrui, alimentate la democrazia e la partecipazione, siate generosi con chi ha bisogno, apritevi al confronto e al dialogo con tutti, coltivate la conoscenza per allontanare la paura dell’altro e così sarete costruttori di una società migliore’. L’on. Giuseppe Castiglione, prendendo la parola, ha sottolineato che durante il suo mandato alla Provincia è stato rispettato il protocollo di legalità, sottoscritto in Prefettura e riferito alle procedure per le gare di appalto. La prof.ssa  Agnese Moro, giunta da Roma giusto per partecipare al convegno, ha esordito dicendo: ‘I cittadini sono scoraggiati e non partecipano alla vita pubblica. Tuttavia dipende proprio da ognuno di noi aver cura del nostro Paese, rispettare la legge e stigmatizzare certi comportamenti individuali: non chiedere la ricevuta; parcheggiare in doppia fila; non versare i contributi ed evadere le tasse; vendere alcolici ai minorenni’. Il Procuratore Giovanni Salvi, dopo aver dimostrato con dati statistici l’enorme mole di lavoro svolto dagli uffici giudiziari, ha sottolineato le difficoltà. ‘Riguardo l’usura ‘ ha dichiarato- vorremmo che le associazione antiracket collaborassero dandoci suggerimenti per stabilire le priorità degli interventi. In cima alle nostre preoccupazioni sta anche la ‘giustizia quotidiana’: i continui furti di rame, che avvengono anche in zone centrali della città, oltre a provocare danni alla collettività, denotano mancanza di controllo del territorio’. . Al convegno hanno anche relazionato: il sen. Lorenzo Diana, presidente nazionale per la Rete della Legalità;  Marisa Acagnino, presidente della sesta sezione del Tribunale di Catania, che si è rivolta direttamente ai ragazzi presenti in sala; il dott. Salvo Campo, che ha rimarcato il collegamento tra mafia, poteri occulti e mondo politico. ‘Occorre perciò recidere  – ha detto – le fonti di arricchimento illecito e controllare la proliferazione di minicase da gioco, agenzie finanziarie, negozi di compro-oro, tutte attività inspiegabilmente autorizzate dallo Stato’. Il preside della Cavour, Santo Ligresti, ha presentato i giovani coristi che hanno eseguito l’Inno di Mameli accompagnati da Laura Torrisi (piano), Antonio Capizzi (violino), Alberto Riggi (chitarra), diretti da Rita Cardillo. In conclusione alcuni imprenditori siciliani hanno raccontato le loro storie coraggiose di vittime del racket. Tra i presenti hanno partecipato il comandante dei carabinieri Carabinieri, Giuseppe La Gala, Angelo Bellomo della DIA, il segretario generale della Provincia, Francesca Ganci, l’imprenditore Giovanni Castorina (che nel 1993 andò in TV per denunciare estorsioni), Grazia Lizzio figlia dell’ispettore Giovanni, componente della squadra antiracket, ucciso dalla mafia. 

Redazione

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