Catania-Cagliari 2-0. Sofferenza e paura prima della liberazione
Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Il Catania vince una gara fondamentale contro il Cagliari e si porta a quota 40 punti, limite che di solito basta per essere salvi ma che quest’anno non dà ancora la matematica certezza.
Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Il Catania vince una gara fondamentale contro il Cagliari e si porta a quota 40 punti, limite che di solito basta per essere salvi ma che quest’anno non dà ancora la matematica certezza.
In realtà la partita è stata più difficile di quanto non dica il risultato. I rossazzurri incontravano un Cagliari poco stimolato sulla carta. I sardi si sono giocati il match da squadra vera, chiudendosi e ripartendo in contropiede, rendendo difficoltosa l’impresa degli etnei. Simeone dopo la perla su punizione di Lodi a Torino, lascia fuori il napoletano dagli undici iniziali e punta su Ledesma. Donadoni si affida invece ad Acquafresca con Cossu e Lazzari a supporto. Il Catania sente il match. Ha difficoltà a trovare spazi e quando ha occasioni le spreca. Il più sprecone è Maxi Lopez che in area è pronto ma non trova la mira giusta. Si va alla ripresa senza molti sussulti.
Simeone sa bene che i rossazzurri sono bravi a decidere il match nei secondi 45 minuti e si affida alla voglia e soprattutto ai cambi dalla panchina. Prima però sono i cagliaritani a sprecare per due volte il vantaggio. Acquafresca difetta in precisione da buona distanza e manca il gol. A metà ripresa l’episodio che può segnare la gara. Cossu si invola ed Alvarez lo butta giù. Rosso e Catania in dieci. Nel frattempo entrano Lodi e Schelotto per Ledesma e Gomez. Gli etnei barcollano ma nel momento peggiore arriva il vantaggio. Parapiglia in area e Capitan Silvestre mette la zampata vincente, quella che vale l’1-0. Passano pochi minuti e i rossazzurri chiudono addirittura il match con Bergessio pronto alla deviazione vincente su respinta di Agazzi. Finisce tra gli applausi del Massimino che tira un sospiro di sollievo. A Brescia si può chiudere definitivamente il discorso salvezza.
Daniele Di Frangia
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