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Catania, arrestato 21enne per rapina e lesioni: fingeva di essere un maresciallo dei Carabinieri

La Polizia di Stato di Catania, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica, ha eseguito il 1° marzo 2025 un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di A.G.M., classe 2004. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, che ha accolto l’impostazione accusatoria formulata sulla base degli elementi indiziari raccolti finora. L’indagato è accusato dei reati di rapina aggravata e lesioni personali aggravate, entrambi commessi in concorso con un complice ancora ignoto. Resta ferma la presunzione di innocenza fino a eventuale condanna definitiva.

La truffa e l’aggressione

L’indagine ha avuto origine da un episodio avvenuto nel pomeriggio del 24 gennaio 2025, quando un’anziana donna è stata vittima di un tentativo di truffa con la tecnica del “finto maresciallo dei Carabinieri”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’anziana è stata contattata telefonicamente da un uomo che l’ha informata che sua figlia era stata coinvolta in un grave incidente stradale. Per evitare il presunto arresto della figlia, la vittima è stata convinta a consegnare una somma di denaro o monili d’oro a titolo di risarcimento.

Dopo la telefonata, un giovane di bell’aspetto si è presentato alla porta dell’anziana, qualificandosi come un appartenente all’Arma dei Carabinieri, per ritirare la somma richiesta. Sotto pressione e impaurita, la vittima ha consegnato una borsa contenente gioielli per un valore di circa 20.000 euro.

La truffa si è però trasformata in una violenta aggressione quando la figlia della donna è rientrata improvvisamente nell’abitazione e ha sorpreso l’estraneo. Nel tentativo di fermarlo, è scoppiata una colluttazione durante la quale l’anziana ha riportato la frattura del femore, mentre la figlia ha subito una frattura scomposta a un dito della mano. L’aggressore è poi riuscito a fuggire.

Le indagini e l’arresto

Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura, si sono concentrate sulla visione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona. L’analisi delle immagini ha permesso agli investigatori di identificare l’indagato e di acquisire elementi di prova a suo carico. Nel corso delle perquisizioni presso la sua abitazione, sono stati rinvenuti indumenti compatibili con quelli indossati dall’aggressore al momento del reato.

Sulla base degli elementi raccolti, il Pubblico Ministero ha richiesto al GIP l’applicazione di una misura cautelare. Il giudice ha disposto per l’indagato gli arresti domiciliari con l’obbligo di controllo mediante braccialetto elettronico, al fine di evitare il rischio di reiterazione del reato o di fuga.

L’indagine prosegue per individuare il complice ancora ignoto e per raccogliere ulteriori elementi utili all’accertamento dei fatti.

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