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Catania, Accordo UE-Marocco, appello di Castiglione a Monti

di redazione

La Provincia di Catania rende noto che «Il Governo Monti tuteli l’economia agroalimentare italiana e impedisca che si arrivi ad una totale liberalizzazione delle importazioni dal Marocco». È l’appello che il presidente della Provincia di Catania e coordinatore in Sicilia del Pdl, Giuseppe Castiglione, ha lanciato al presidente del Consiglio, che a Strasburgo, nella sessione plenaria del Parlamento europeo, ha riferito in aula sulla situazione economica italiana. All’ordine del giorno il voto sull’Accordo di libero scambio tra UE e Marocco. «Il vantaggio competitivo del Marocco in molti mercati agroalimentari potrebbe ancora aumentare ‘ osserva Castiglione ‘  se entrasse in vigore il nuovo progetto di Accordo bilaterale, causando instabilità soprattutto nelle aree dell’UE vocate alla produzione di ortofrutta. Una liberalizzazione totale delle importazioni dal Marocco potrebbe significare squilibri di mercato per un’eccessiva pressione competitiva sulle medesime produzioni europee e molte produzioni tipiche del territorio italiano sarebbero minacciate. Si rischia  – denuncia Castiglione ‘ che venga approvato un Accordo che sarà estremamente penalizzante per l’agricoltura mediterranea e per quella siciliana in particolare, che è già fortemente in crisi e non riuscirebbe a reggere un nuovo e cosi forte attacco».La Commissione Commercio Internazionale del Parlamento Europeo ha già dato il via libera all’Accordo ignorando del tutto l’invito a non approvarlo espresso formalmente dalla Commissione Agricoltura del Parlamento, che ha trovato l’appoggio sia dell’Organizzazione europea di rappresentanza degli agricoltori e delle cooperative agricole (il Copa ‘ Cogeca), che di Confagricoltura. Proprio quest’ultima ha sempre sottolineato che tale accordo commerciale avrebbe dovuto essere basato su regole che tutelassero gli interessi del sistema agricolo e tendessero al raggiungimento di risultati bilanciati, chiedendo inoltre uno studio di impatto sulle conseguenze che avrebbe avuto l’Accordo e misure compensative a vantaggio degli agricoltori europei.Il presidente Castiglione esprime pertanto «gravi perplessità riguardo gli aspetti collegati agli interscambi commerciali, alla differenza del costo del lavoro, ai diritti civili non applicati, alla sicurezza alimentare ed altro», denunciando che «nel caso di approvazione, si assisterebbe ad una notevole riduzione o alla totale eliminazione dei dazi doganali, in particolare per le produzioni orticole, frutticole ed agrumicole». «Un aspetto peculiare della proposta di modifica dell’accordo UE-Marocco ‘ evidenzia inoltre Castiglione ‘ è rappresentato dal rispetto degli obblighi in materia di misure sanitarie e fitosanitarie, che possa assicurare il rispetto del principio di reciprocità più volte ribadito dagli stakeholder europei e dallo stesso Parlamento europeo affinché le importazioni agricole verso l’UE forniscano ai consumatori europei le medesime garanzie che sono previste dai nostri metodi di produzione». Ma gli squilibri non riguardano soltanto un aumento delle importazioni di ortofrutticoli freschi marocchini e l’insorgere di conflitti sul rispetto della sicurezza alimentare, quanto, e soprattutto, la perdita di occupazione e redditi nei territori comunitari tradizionalmente interessati alla produzione di ortofrutticoli. «Un primo esempio ‘ spiega Castiglione ‘  è costituito dai bassi costi di produzione ed in particolare della manodopera. Le condizioni retributive minime in Marocco si aggirano, infatti, intorno a 4,64 euro/giorno, mentre in Italia il salario minimo si aggira intorno a 60 euro/giorno. Inoltre, i produttori marocchini non sono soggetti alle severe normative fitosanitarie e ambientali dell’UE (es. norme sulla condizionalità, Direttive nitrati, ecc.), in tal modo è plausibile il rischio di trasformare in vantaggio competitivo i minori vincoli che i produttori marocchini hanno rispetto ai colleghi europei, con la gravissima conseguenza ‘ conclude Castiglione ‘ della scomparsa  di migliaia di aziende ortofrutticole comunitarie, a meno di un eventuale processo di riconversione verso produzioni con maggiori capacità competitive o, addirittura, di interventi compensativi a favore di quei territori non più in grado di competere con le produzioni provenienti dal Marocco o da altri Paesi Terzi Mediterranei».

Redazione

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