Dopo l’attacco del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che aveva parlato di “metodo Boffo” richiedendo la punizione degli ispiratori della macchina del fango, continua il pressing sul “caso Sgarlata” dei renziani siciliani sul governatore Crocetta. Questa volta è il turno dell’ex sindaco di Agrigento Marco Zambuto, presidente regionale del PD, che chiede senza mezzi termini la rimozione di Rino Giglione, dirigente generale del Dipartimento Beni Culturali, colpevole di avere firmato il dossier sui presunti abusi edilizi nella costruzione della piscina in casa dell’ex Assessore Maria Rita Sgarlata che invece, secondo la Procura di Siracusa, ha agito in modo perfettamente legale. Secondo Zambuto, anche lui al centro di un caso giudiziario che lo aveva portato alle dimissioni da sindaco per un rinvio a giudizio, seguito da assoluzione in primo grado, non si possono accusare impunemente le persone cambiando il corso della politica e farla franca.
Un’altra voce a sostegno della Sgarlata, arriva da un personaggio che sembra aver preso definitivamente le distanze da Crocetta, dopo un lungo periodo di luna di miele: è il vice presidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello che definisce il caso Sgarlata “killeraggio contro una persona per bene”. Rispondendo a Faraone, ieri Crocetta aveva dichiarato che le dimissioni della Sgarlata derivavano da “inadeguatezza politica” e non dalla vicenda giudiziaria, ma lo smemorato Presidente dovrebbe andarsi a rileggere le sue stesse dichiarazioni dell’epoca, per evitare di ridurre il suo già minimo livello di credibilità.
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