Caso Realiti, Procura Catania apre inchiesta, Musumeci chiede chiarezza

Caso Realiti, non una leggerezza ma un episodio offensivo e inaccettabile. E’ notizia di ieri che i magistrati di Catania hanno aperto un’inchiesta sulla trasmissione di Enrico Lucci (in onda su Rai 2). All’attenzione degli inquirenti non ci sono solo le dichiarazioni dei cantanti ma anche i contatti tra Pandetta e lo zio, il boss ergastolano Salvatore Cappello, e gli eventuali rapporti con ambienti criminali locali.

Le polemiche nascono da alcune frasi pronunciate in puntata da Scarface (alias il cantante neomelodico siciliano, Leonardo Zappalà) e Niko Pandetta, nipote del boss ergastolano Salvatore Pillera, anche lui artista neomelodico, ospiti entrambi nella prima puntata dello show.

Dichiarazioni e frasi ritenute a dir poco oltraggiose per la memoria di Falcone e Borsellino. “Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro”, diceva il 19enne Zappalà riferendosi ai giudici uccisi dalla mafia. Intanto Pandetta in una clip raccontava di aver finanziato il suo primo cd con una rapina: nelle sue canzoni ‘Tritolo’ (nome d’arte) inneggia allo zio ‘Turi’, come punto di riferimento della sua vita.

Caso Realiti, il Governatore siciliano chiede alla Rai un segnale serio e concreto

La Rai si è scusata ed è corsa ai ripari aprendo un’istruttoria interna. Il procuratore aggiunto Carmelo Petralia ha delegato le indagini alla Polizia Postale di Catania che dovrà acquisire i video della trasmissione.

“Ormai non ci sorprende più niente. Due giorni fa Rai Due, nel programma ‘Realiti’ ha trasmesso un indegno attacco alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non ce lo aspettiamo in generale da qualsiasi televisione, in particolare dal servizio pubblico. Leggerezza? Distrazione? Abbiamo difficoltà a crederlo”.
Lo dichiara in un video pubblicato su Facebook il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

“Io credo – continua il governatore – che la Sicilia meriti ben altro spazio sulla Rai. E questo a Roma dovrebbero saperlo. Perché abbiamo tanto da offrire. In termini imprenditoriali, di eccellenza, di beni culturali, di beni monumentali, di beni paesaggistici. Per lo sforzo che tanta, tanta gente in quest’isola sta compiendo per poter risalire la china. Spereremmo tanto che i dirigenti della Rai tenessero conto di questa valanga che sale lentamente per “riabilitare” l’immagine e la reputazione di una Regione che e stata fin troppo trattata male”

“Parlare male di magistrati, di imprenditori, di giornalisti o di uomini in divisa che hanno sacrificato la loro vita sulla trincea della lotta alla mafia – prosegue Musumeci – è davvero inaudito, disarmante, non ci sono giustificazioni. Mi auguro che i dirigenti della Rai sappiano assumere le necessarie e ferme determinazioni perché possa essere cancellata questa vergogna. Non si può assolutamente tollerare che la più importante televisione italiana possa dare spazio, anche per un solo secondo, a chi invece di esaltare il sacrificio di tanta gente pensa di poterlo minimizzare o addirittura oltraggiare. Aspettiamo dalla Rai un segnale serio e concreto”.

La difesa di Enrico Lucci

Enrico Lucci difende il programma: “Nessuno ha visto la puntata. Lo raccontano anche i pessimi ascolti che abbiamo fatto. Se uno guarda i 17 minuti in cui abbiamo parlato con quel pischello in studio, si accorge che non gli abbiamo dato spazio, ha detto solo quella frase dopo che per tutta la puntata io ho detto una frase ben precisa che nessuno riporta, cioè che la mafia è merda. Ma questo non interessa a nessuno. Lui parlava di Al Capone come suo eroe”.

La Rai ha retrocesso la trasmissione dalla diretta in prima serata alla differita in seconda serata.