Ci risiamo! Per l’ennesima volta i giudici amministrativi bocciano su tutta la linea l’operato del governo Crocetta. Il nuovo flop riguarda la vicenda Humanitas, ossia il centro di alta specializzazione oncologica che doveva sorgere a Misterbianco e per il quale il governo Crocetta si era impegnato a concedere altri 70 posti letto in regime di accreditamento, oltre ai circa 180 previsti dal progetto approvato dal governo Lombardo.
A questo scopo l’Assessorato aveva predisposto e firmato un vero e proprio contratto, poi approvato dalla giunta regionale con apposita delibera.
Sembrava tutto a posto ma, in politica o almeno in quel che resta della politica, le amicizie e le alleanze sono molto variabili e la fuoruscita dall’Udc di Lino Leanza con un gruppo di deputati fra cui Luca Sammartino, figlio e nipote di due dirigenti di vertice della clinica,ha rotto gli equilibri.
Il leader Udc D’Alia, che aveva amorevolmente accolto Sammartino (e i suoi voti) sotto le sue accoglienti ali, dopo il tradimento fece fuoco e fiamme minacciando una crisi di governo se Crocetta e la Borsellino non avessero sconfessato l’accordo. Detto fatto fu ingranata una rapida marcia indietro, attraverso l’annullamento della delibera che approvava il contratto, perché “i nuovi parametri del piano nazionale sanitario non consentivano ulteriori accreditamenti di posti letto ai privati”.
Ma, come abbiamo rilevato più volte, Crocetta e i suoi più stretti collaboratori sono “sciarriati” con il diritto amministrativo ed hanno commesso una serie di errori procedurali che hanno portato il TAR ad annullare la revoca, riconoscendo la validità del precedente contratto e le legittime aspettative del gruppo Humanitas. Quindi, tanto per cambiare, non solo il governo dovrà accreditare i 70 posti letto promessi, con il corredo finanziario di circa 10 milioni di euro ma, probabilmente, dovrà pure risarcire i danni patiti per il ritardo che ne è derivato.
L’impianto difensivo della regione contro il ricorso di Humanitas, è stato letteralmente fatto a pezzi: il decreto di revoca è stato firmato, senza darne comunicazione ai diretti interessati come prevede la legge che garantisce la partecipazione al procedimento a il diritto al contradditorio; il piano nazionale di accreditamento era già noto al momento della conclusione del primo contratto e quindi non può essere invocato come causa di annullamento per cui, in tutta evidenza, non si può parlare di “sopravvenuti motivi di pubblico interesse” come prevede la legge; infine non è vero. secondo il TAR, che la giunta avesse soltanto “apprezzato” l’accordo, come fantasiosamente disse Crocetta all’epoca, perché un contratto o si approva o si respinge.
Senza considerare che l’amministrazione aveva già chiesto la certificazione antimafia all’Humanitas, a riprova che il contratto era già in fase operativa.
Ora si può anche capire che la farmacista dr.ssa Borsellino e il perito industriale Crocetta non abbiano studiato diritto amministrativo e diritto contrattuale: ma la legge non ammette ignoranza, soprattutto per un Presidente di Regione e per un Assessore.
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