Caso di lupara bianca ad Enna nel 1997, due arresti dei Carabinieri
Palermo, 14 set. Nel 1997 uccisero Vito Giuseppe Donzi’ e poi ne bruciarono il cadavere. Con questa accusa i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Enna hanno notificato una …
Palermo – Nel 1997 uccisero Vito Giuseppe Donzi’ e poi ne bruciarono il cadavere. Con questa accusa i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Enna hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere a S.L., 47 anni, attualmente detenuto all’Aquila, e S.M., 54 anni, detenuto presso la casa circondariale di Sulmona.
Le indagini svolte dai militari, coordinati dai pubblici ministeri della Dda di Caltanissetta Santi Roberto Condorelli e Giovanni Di Leo, hanno permesso di scoprire come Donzi’, all’epoca 26enne, fu vittima di lupara bianca il 27 gennaio del 1997 a Catenanuova (Enna). Il giovane era diventato, spiegano gli investigatori, un “soggetto scomodo per il gruppo criminale mafioso che operava a Catenanuova perche’ aveva compiuto danneggiamenti e furti ai danni di aziende locali gia’ soggette ad estorsioni da parte del clan di cui S.L. e S.M. facevano parte”.
Donzi’ non aveva tenuto conto degli ‘avvertimenti’ che gli erano stati dati e per questo pago’ con la vita il fatto di non aver rispettato gli ordini dei referenti mafiosi di Catenanuova. Fu ucciso con due colpi di pistola e il suo cadavere bruciato e disperso in un terreno alla periferia della citta’.
Le indagini, che hanno portato alla ricostruzione del delitto, si sono avvalse anche delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia A.M., che si e’ autoaccusato di essere, insieme a S.M., uno degli esecutori materiali del delitto di cui S.L. sarebbe stato il mandante.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta sostituisce una precedente ordinanza notificata l’11 luglio scorso e successivamente annullata per un mero vizio procedurale in quanto non erano stati effettuati in tempo utile gli interrogatori di garanzia. Gli indagati si sono avvalsi della facolta’ di non rispondere.