di redazione
Palermo – Nuovi interrogativi sul caso Agostino, sollevati da un’inchiesta di Repubblica. Vincenzo Agostino, padre dell’agente Nino Agostino – ucciso il 5 agosto 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima – il 9 agosto 1990 fu convocato dalla Squadra mobile di Palermo per identificare, tra sette fotografie, i giovani che erano andati a casa dello stesso Vincenzo Agostino, qualche giorno prima dell’assassinio, presentandosi come colleghi e cercando il figlio. C’era anche la foto di Vincenzo Scarantino tra quelle presentate al padre di Nino Agostino. Scarandino, pregiudicato della Guadagna, nel 1992 sarebbe stato usato come falso pentito per la chiusura della strage di via D’Amelio. Lo si apprende da un verbale che il quotidiano Repubblica ha ritrovato tra le carte dell’inchiesta.
Sia nel 1990 sia nel 1992 a capo della Squadra Mobile c’era Arnaldo La Barbera, che la Procura di Caltanissetta ritiene che abbia creato ad hoc il personaggio Scarantino durante le indagini sulla strage di via D’Amelio.
Il caso Agostino è sempre stato un caso poco chiaro: la notte dell’uccisione, in seguito ad una perquisizione effettuata da alcuni poliziotti a casa dell’agente, sparirono alcuni appunti di Nino.
Flora Agostino, la sorella, subì – come lei stessa afferma – un insolito interrogatorio: continuavano a chiederle il nome di un’ex fidanzata di Nino; quando lei disse Francesca, loro le suggerirono Lia.
La sera stessa del delitto, un collega di Agostino aveva riferito ad Arnaldo La Barbera, capo della squadra mobile, che Nino gli aveva confidato di essere impegnato in servizi riservati, per la ricerca di Provenzano e Riina. Nonostante queste rivelazioni, La Barbera lasciò cadere la cosa e continuò a battere la pista dell’uccisione passionale.
Quello che ci si chiede oggi è: si trattò di un errore di valutazione nelle indagini o alla squadra mobile si stava già costruendo un vero e proprio depistaggio?
Il verbale ritrovato dal quotidiano La Repubblica fra le carte dell’inchiesta Agostino getta quindi l’ennesima ombra inquietante sulle indagini portate avanti in quegli anni da Arnaldo La Barbera. Quest’ultimo purtroppo non può fugare i dubbi che continuano ad emergere sul caso, essendo morto del 2002.
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