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di redazione
Il pentito Gaspare Pulizzi depone in aula al processo contro il boss Salvatore Lo Piccolo e contro Antonino Pipitone, nato nel 1969: la terza sezione del tribunale, presieduta da Vincenzina Massa, a latere Daniela Vascellaro e Riccardo Corleo, li sta giudicando per l’estorsione subita dai proprietari del terreno su cui sorge oggi il centro commerciale Poseidon a Carini.
Pulizzi, ha ammesso che, insieme a Nino Pipitone, andò dal barone Gianguido Calefati di Canalotti, per vedere quale fosse la situazione dopo la morte del padre del nobile. E la situazione era rimasta uguale: il pizzo da 130 mila euro sulla vendita del terreno di 35 ettari di contrada Ciachea fu pagato, come era stato concordato con Guido Calefati, l’anziano barone scomparso alcuni anni prima.
Pulizzi ieri ha risposto alle domande del pm Francesco Del Bene e degli avvocati Gianfranco Viola, Manuele Ciappi e Salvatore Petronio.
Gianguido Calefati Canalotti è parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Valeria Minà, ieri sostituita dal collega Giovanni Mannino. L’impegno a pagare il pizzo, secondo quanto era emerso anche durante le indagini, era stato assunto dal barone con un altro dei Pipitone, Vincenzo.
Dopo avere ereditato, Gianguido fu costretto a partecipare a incontri con i suoi estorsori, che dovevano stabilire il prezzo da fargli pagare. Pulizzi ha scelto di essere processato in abbreviato, assieme ai fratelli Giovanni e Ferdinando Gallina, detto Freddy, e a Vincenzo Pipitone del 56.
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