L’associazione per la difesa dei detenuti Yairaiha onlus, che da poco ha aperto sportelli territoriali in diverse città siciliane, denuncia una grave violazione dei diritti dei detenuti in relazione alla possibilità concreta di esperire gli iter per accedere alla pensione di invalidità.
Un problema che la nostra associazione ha potuto conoscere grazie alle segnalazioni dei familiari dei detenuti e che investe tanto l’INPS quanto gli istituti di pena.
La Casa Circondariale Vittorio Madia di Barcellona Pozzo di Gotto, da cui parte la prima segnalazione, ospita ad oggi una grande articolazione per la tutela della salute mentale, eredità degli ormai ex opg (ospedali psichiatrici giudiziari) e rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).
Secondo quanto segnalato all’associazione dalle famiglie, circa il 40% degli aventi diritto alla pensione di invalidità ha perso o rischia di perdere il sussidio a causa di una disfunzione sistematica nella gestione delle visite di revisione.
L’impasse burocratico nascerebbe dal fatto che il giudice competente non autorizza lo spostamento fuori dall’istituto dei detenuti per poter affrontare la visita di revisione, imprescindibile ai fini del rinnovo dell’invalidità, mentre d’altro canto la commissione invalidi dell’INPS non segue l’iter per effettuare le visite di revisione all’interno della struttura carceraria.
In alcuni casi, addirittura, l’impossibilità per i detenuti di essere presenti alle visite di revisione ha comportato oltre al venir meno del diritto alla pensione anche la richiesta di restituzione delle indennità pensionistiche percepite. Oltre il danno, la beffa.
Insomma una situazione fortemente lesiva dei diritti di soggetti che già vivono in condizione di restrizione della libertà personale, aggravata dalla condizione di fragilità di molti di loro che trattati come ultimi tra gli ultimi, si vedono negare anche un sussidio che rappresenta un essenziale aiuto, per una irrazionale e cieca gestione burocratica .
Numerose le sollecitazioni documentate che negli anni sono state presentate all’INPS, il più delle volte rimaste inascoltate. La gravità della situazione rende necessario un intervento tempestivo del Garante dei detenuti, al fine di verificare la effettiva entità e le cause delle disfunzioni illustrate.
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