L’Arma dei Carabinieri – con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Siciliana e con il contributo dell’Aeronautica Militare – promuove Fidelis, esposizione inserita nel progetto più ampio “Le città della fiducia”, teso a promuovere la cultura della responsabilità sociale e della legalità nel Mediterraneo. Istallazione straordinaria il 23 maggio alle 13 nell’Aula Bunker, poi la mostra sarà visibile fino al 20 settembre nella Caserma dei Carabinieri “Bonsignore-Dalla Chiesa”, in Corso Vittorio Emanuele 475, a Palermo
E’ del tutto eccezionale che una mostra di opere così importanti si svolga in una caserma operativa dell’Arma. Questo antico complesso militare chiamato da tutti, a Palermo, “la caserma del Generale Dalla Chiesa” – perché in questo luogo Carlo Alberto fu Comandante della Legione Carabinieri Sicilia – è simbolo, per la città e per il Paese, del contrasto vincente delle Stato contro “Cosa Nostra”.
La mostra è dedicata a Giovanni Falcone, assassinato a Capaci il 23 maggio del 1992 insieme alla moglie Francesca Morvillo e a Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, della Polizia di Stato; a Paolo Borsellino, assassinato il 19 luglio del 1992, con gli agenti di Polizia di Stato in servizio di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina; a Carlo Alberto Dalla Chiesa, Vice Comandante Generale dei Carabinieri e Prefetto di Palermo, ucciso il 3 settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di polizia Domenico Russo, in servizio di scorta e in special modo al loro lavoro, fertile di eccezionali e innovative intuizioni investigative, tecniche e culturali, che costituiscono tuttora esemplari modelli per le attività dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.
Le opere esposte sono il risultato dell’importante e complessa attività che svolge da quasi cinquant’anni quotidianamente il Comando Tutela Patrimonio Culturale, in sinergia con le altre articolazioni dell’Arma e con il sostegno del MIBACT.
Il valoroso impegno investigativo profuso nelle numerosissime operazioni di recupero di beni culturali – durate spesso anni – vede al centro “i Carabinieri dell’arte”, le donne e gli uomini dell’Arma, esempio ancora unico a livello internazionale di efficacia e professionalità, punto di riferimento in materia per le polizie di tutti i Paesi stranieri.
La banca dati del Comando – nella quale sono contenute milioni di informazioni foto-descrittive di beni culturali, strumenti musicali, mobili, libri antichi, preziosi beni devozionali e di culto, trafugati e commerciati in decine e decine di anni, per i quali non si ferma mai la costante attività di ricerca – è la più vasta del mondo, e ispiratrice di quella di Interpool.
Questo lunghissimo lavoro di investigazione e recupero, in questo caso per la gran parte svolto in Sicilia, può essere testimoniato dalla Testa di Ade, oggi conservata nell’importante Museo Archeologico di Aidone, nel cuore dell’Isola.
L’eccezionale opera in terracotta, fu trafugata nell’area archeologica di Morgantina, ad Aidone, in provincia di Enna negli anni Settanta, venduta illecitamente al Paul Getty Museum ed esposta nella sede di Malibù, in California, fino al suo recupero. I
Francesco Rio, Sostituto Procuratore di Enna, titolare delle indagini, è l’autore della rogatoria internazionale che, nel 2014, ha consentito la restituzione della Testa di Ade e, grazie al lavoro investigativo del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, che ha operato in stretto contatto con il Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il 29 gennaio 2016, si è concluso il lungo viaggio di questo capolavoro inestimabile, d’epoca ellenistica, tornato finalmente in Sicilia.
Impreziosiscono l’esposizione, tante altre importantissime opere. Tra cui il dipinto Il concerto (1610 circa) di Bartolomeo Manfredi, maestro di influenza caravaggesca, esposto alle Gallerie degli Uffizi, quattro dipinti di Tintoretto, rubati al museo di Castel Vecchio di Verona nel 2015 e recuperati in Ucraina dopo l’arresto di tutti gli autori del furto, e il tabernacolo ligneo, recuperato dalla Chiesa di S. Antonio Abate ad Amatrice e proveniente dagli interventi dei “caschi blu della cultura” nelle zone terremotate del Centro Italia.
L’importante dipinto di Manfredi, un olio su tela che oggi solo grazie al laborioso restauro può essere esposto, è stato scelto per questa esposizione per l’alto valore anche simbolico: è tra le opere che, nella notte tra il 26 e 27 maggio del 1993, furono distrutte o gravemente danneggiate dall’esplosione della bomba che provocò la strage mafiosa di via dei Georgofili a Firenze, nella quale rimase uccisa un’intera giovane famiglia, con la neonata Caterina Nencioni.
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