Cani randagi avvelenati a Sciacca, Musumeci: “Gesto vile”

Cani randagi avvelenati a Sciacca. A Sciacca sono stati avvelenati 15 cani randagi tra cui una femmina che stava allattando 11 cuccioli.

Un gesto crudele che ha lasciato tutti senza fiato, soprattutto chi quotidianamente si occupava di loro.

I cuccioli rimasti orfani si trovano, adesso, sotto le cure di una animalista che li allatta col biberon e sta tentando di salvarli.

Sembra che ignoti che si siano introdotti in una zona della città, vicino la spiaggia, dove in un’area recintata ci sono assistiti tantissimi randagi.

Pare che abbiano utilizzato delle esche con carcasse di pollo intrise del potente veleno Rogor.

A seguire la denuncia di una ragazza che ha fotografato e denunciato l’accaduto su facebook.

Negli ultimi tempi sono stati numerosi gli episodi di avvelenamento. Episodi di violenza che non possono restare impuniti, chi lavora per salvare i rabdagi chiede la collaborazione di tutti coloro che potranno fornire informazioni utili per risalire ai responsabili di questo atto crudele e indegno.

Sulla questione si è pronunciato anche il presindente della Reagione Nello Musumeci.

Cani randagi avvelenati a Sciacca: iniziative urgenti contro il fenomeno del randagismo

“L’avvelenamento dei quindici cani a Sciacca è un atto di grave inciviltà che merita la condanna di tutti. Amare un animale d’affezione non è un dovere, ma rispettarlo sì. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti e, ove venissero individuati gli autori del vile gesto, il governo della Regione non esiterebbe a costituirsi parte civile nei relativi giudizi”.

Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, commentando l’episodio avvenuto in contrada Muciare, vicino alla spiaggia della località agrigentina.

“Al tempo stesso – continua – non può eludersi il fatto che questa triste vicenda ponga l’accento sul dilagante fenomeno del randagismo in Sicilia. Servono iniziative, anche legislative, immediate e risolutive. Per la prossima settimana, ho fissato un incontro con le autorità veterinarie regionali e con le più rappresentative associazioni di volontariato per trovare soluzioni condivise”.