L’accesso alle prestazioni sanitarie rappresenta una delle problematiche più rilevanti per la sanità pubblica. Sono ormai tanti i cittadini che lamentano ritardi nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri oltre i tempi previsti dal Piano Nazionale di Governo delle liste d’Attesa. Da Nord a Sud, i tempi di accesso alle prestazioni costringono molti cittadini a peregrinazioni intra ed extra aziendali o a costose visite private a pagamento con pesanti ricadute sul piano dell’equità e dell’universalità nell’accesso alle cure e sulla tenuta dei bilanci di lavoratori e pensionati a basso reddito.
In questi anni i tagli alle risorse destinate alla sanità pubblica hanno impoverito l’offerta dei servizi sanitari, con pesanti ripercussioni in termini di accesso alle cure: gran parte della domanda sanitaria tra il 2020 ed il 2021 è rimasta inevasa, con seri rischi per la salute dei cittadini.
Chi può permetterselo ricorre alle prestazioni professionali in intra moenia o nel privato a pagamento – tanto che la spesa privata annua per la salute ammonta a circa 38 miliardi di euro – mentre altri sono invece costretti a compiere enormi sacrifici o ancora a rinunciare del tutto alle cure.
Compito del Ministero della Salute è garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), monitorandone lo stato di erogazione e i tempi di accesso per valutare il soddisfacimento dei parametri dei servizi resi dal servizio sanitario. Nonostante ciò, e nonostante risorse dedicate per l’abbattimento, le liste di attesa restano una delle criticità più gravi di una sanità pubblica in sofferenza che alimenta disagi e sfiducia fra i cittadini e drena risorse verso il privato. Le liste di attesa sono la cartina al tornasole di una sanità pubblica in sofferenza e con dati disomogenei e poco trasparenti, come dimostra anche la difficoltà di reperimento aggiornato dei monitoraggi regionali. Dentro queste opacità si annidano disservizi e fenomeni distorsivi che orientano la domanda di salute verso servizi privati o prestazioni in regime intramurario.
La salute dei cittadini non può aspettare. Per questo, Federconsumatori ha deciso di avviare la Campagna nazionale STOP ALLE LISTE ATTESA, per informare e tutelare i cittadini sul loro diritto a ricevere le prestazioni di cui necessitano entro i tempi appropriati previsti dalla normativa sanitaria. L’iniziativa avrà inizio dal 26 giugno 2023 e si svilupperà sull’intero territorio nazionale grazie alla diffusione capillare degli sportelli della Federconsumatori o tramite segnalazioni online di disservizi subiti dai cittadini da inoltrare all’indirizzo email stoplistediattesa@federconsumatori.it . Federconsumatori ha inoltre avviato un proprio monitoraggio improntato agli obiettivi di rilevamento del Piano Nazionale di Governo delle Liste dì Attesa, allo scopo di avere una mappatura autonoma ed aggiornata dei tempi di attesa in ogni regione, di individuare criticità ed eventuali meccanismi distorsivi e sollecitare le opportune e tempestive soluzioni al fine venga garantito ovunque e per chiunque, il diritto costituzionale alla salute.
Considerata la propria funzione di rappresentanza e di tutela del diritto alla salute, Federconsumatori intende aprire un confronto costruttivo con il Ministero della Salute e con le Regioni per migliorare l’accesso alle prestazioni e rendere trasparente l’intera filiera delle liste di attesa, anche prevedendo la partecipazione attiva e diffusa della rappresentanza degli utenti del servizio pubblico. Nel frattempo, Federconsumatori sarà in piazza a Roma il prossimo 24 giugno nella Mobilitazione nazionale promossa dalla CGIL e da una vasta rete di associazioni per rivendicare l’esigibilità del diritto universale alla salute in ogni componente individuale e collettiva e la messa in sicurezza del Servizio sanitario nazionale da tagli, disservizi e privatizzazioni che ne compromettono la funzione sociale.
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