Call center Monalisa contact chiude. Non si è arrivati a nessun accordo, questa mattina, durante la riunione all’ufficio del lavoro di Catania, per i circa 100 lavoratori del call center di Misterbianco Monalisa Contact che si occupa, in subappalto, delle commesse di Vodafone Business.
L’azienda ha continuato a chiedere di trasformare i contratti da tempo indeterminato a Co Co Co, ma lavoratori e sindacati non hanno accettato e così l’azienda ha annunciato la chiusura. “Purtroppo dobbiamo registrare che le posizioni sono rimaste rigide, ma è inaccettabile perdere il 90% delle tutele che garantisce un contratto a tempo indeterminato”, afferma il segretario regionale dello Snalv, Confsal, Antonio Santonocito. Rimangono i dubbi che dietro la chiusura dell’azienda ci sia una riapertura sotto altro nome per altri interessi imprenditoriali.
Adesso che la procedura si è chiusa negativamente l’azienda dovrebbe corrispondere circa 9 mila euro di TFR a ogni lavoratore, ma avrebbe dichiarato di non averli e quindi procederà ad avviare il fallimento. Anche su questo punto però ci sono dei dubbi da parte dei lavoratori e dei sindacati.
“Abbiamo chiesto più volte chiarimenti a proposto dei versamenti dell’azienda per il TFR, ma non abbiamo mai avuto risposte”, dice Santonocito.
“La condotta dell’azienda è inaccettabile e lascia l’amaro in bocca tanto più che sta facendo passare il messaggio che la colpa di questa situazione, ovvero del collasso dell’azienda e della sua chiusura, è solo nostra che non solo non sappiamo fare il nostro lavoro, non vogliamo accettare i contratti Co Co Co”, afferma Francesca Conti, una delle lavoratrici e Rsu in azienda per Snalv, Confsal.
“Purtroppo sembra che l’azienda voglia chiudere per forz andando contro i lavoratori. Abbiamo contestato diverse lettere disciplinari dimostrando che il lavoro era stato fatto dai dipendenti, al contrario di quanto affermasse l’azienda”, dichiara un altro lavorp e Rsu, Giuseppe Spampinato.
“L’azienda sta scaricando sui lavoratori e sull’Inps, quindi sulla collettività, ogni responsabilità. Nel caso in cui il TFR non è stato versato è proprio l’istituto di previdenza che paga. Non è corretto scaricare sui lavoratori inefficienze aziendali chiedendo loro di rinunciare alla propria dignità per un pezzo di pane”, conclude Antonio Santonocito.
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