Burocrazia regionale: zavorra o opportunità?
Tra le poche soluzioni indicate dal documento di programmazione economia e finanziaria presentato all’Ars dal governo Crocetta, ci sono i provvedimenti che riguardano la burocrazia regionale esposta da anni al pubblico ludibrio come macroscopico esempio di spreco e inefficienza. Fanno scandalo i numeri, quasi 20 mila dipendenti con circa 1800 dirigenti, e la scarsa produttività: nell’immaginario collettivo l’impiegato regionale passa la mattina a prendere caffè e smanettare al computer o, se non sufficientemente informatizzato, a fare la spesa.
Nei riguardi dell’amministrazione regionale il governo Crocetta ha avuto lo stesso atteggiamento tenuto con la Formazione professionale: accuse generalizzate, trasferimenti punitivi, tagli alle retribuzioni e allo straordinario; provvedimenti che potevano anche avere un senso se inseriti in un percorso di riqualificazione e di valorizzazione delle professionalità esistenti. E, invece,come nella Formazione professionale il risultato è stato la distruzione di quel poco che funzionava, l’aggravarsi di ritardi e disfunzioni e la completa demotivazione del personale.
Intendiamoci: un dirigente ogni dieci dipendenti è una follia, alcune retribuzioni sono eccessive, ci sono tanti imboscati, ma etichettare tutti come parassiti scansafatiche non contribuisce a risolvere i problemi.
Anche perché, se è vero che l’ultima spiaggia della Sicilia sono i fondi europei, c’è assoluto bisogno di una burocrazia qualificata ed efficiente per elaborare progetti e strategie: buttare tutto a mare significa castrarsi da soli.
Ci può stare la riduzione del fondo per la parte variabile della retribuzione; ci può stare anche la drastica riduzione delle postazioni dirigenziali, purché poi l’affidamento degli incarichi segua le logiche della competenza e della trasparenza.
Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria dequalificazione di massa: ai vertici dei dipartimenti sono arrivati dirigenti scelti solo in base all’appartenenza e alla disponibilità ad avallare qualsiasi procedura. Formalmente si chiedono i curriculum, che poi si buttano nel cestino per scegliere gli amici degli amici: non osiamo immaginare (o per meglio dire lo sappiamo benissimo) cosa accadrà quando le postazioni dirigenziali saranno dimezzate e si scatenerà la corsa alla raccomandazione per occupare le ambite poltrone rimaste. Occorrerebbe buon senso e visione strategica, proprio ciò che manca a Crocetta ed al suo “cerchio tragico”.