L’assessorato alla Famiglia della Regione ha sbloccato 30 milioni di euro che si sommano ai 30 erogati fra la primavera e l’estate da destinare alle famiglie a basso reddito per l’acquisto di beni di prima necessità e il pagamento di bollette e canoni di affitto.
Fondi con cui i sindaci dovrebbero erogare aiuti alle famiglie finite in povertà durante la pandemia. Ma l’anomalia è che appena sei comuni hanno fatto richiesta, fino ad ora, per potervi accedere, Calamonaci, Campofelice di Fitalia, Furnari, Porto Empedocle, Ro-di Milici e Sclafani Bagni. Il motivo addotto dai sindaci è che le suddette somme sono difficili da spendere.
Per erogare i buoni infatti i sindaci dovevano fare un bando destinato alle famiglie in difficoltà, una procedura lunga. In più, trattandosi di fondi europei, c’è una rendicontazione articolata. Ma questo comporta il rischio altissimo di non poter certificare a Bruxelles l’investimento di questi soldi, e la conseguente perdita dei fondi.
La vera difficoltà sta nel fatto che l’Ue non vorrebbe riconoscere il pagamento di bollette e affitto con questi contributi comunitari.
L’unica via d’uscita potrebbe derivare dal fatto che la seconda tranche dei buoni acquisto è finanziata con fondi Poc (statali) e questo potrebbe agevolare il pagamento di bollette e affitti. Fondi comunque non cumulabili ad altri aiuti: per esempio chi riceve il Reddito di emergenza non può incassare i buoni acquisto.
Per scongiurare di perdere i fondi il governo sta valutando di reinvestirli nei cantieri di servizio che danno un impiego trimestrale ai disoccupati.
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