Giudici, avvocatesse che hanno portato le mamme a vaccinarsi, impiegati del tribunale accompagnati dai figli. Non è ancora terminata ed è già un successo la seduta di vaccinazione straordinaria negli uffici del palazzo di giustizia di Palermo, frutto della collaborazione tra la Corte d’Appello e la struttura commissariale locale per la gestione dell’emergenza Covid.
Dalla mattina alle 9 l’Aula Magna della Corte d’Appello, intitolata alla memoria dei magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Francesca Morvillo, si è riempita di protagonisti delle aule di giustizia, che hanno approfittato dell’occasione di avere una squadra di medici in tribunale per ricevere la terza dose di vaccino. In poco più di un paio d’ore sono stati 150 i vaccini effettuati dal personale sanitario della Fiera del Mediterraneo (la seduta terminerà alle 14).
L’iniziativa si ripeterà il 2, 3, 6 e 7 dicembre ogni mattina, dalle 9 alle 14. È destinata agli operatori della giustizia: magistrati, avvocati, polizia giudiziaria, impiegati e loro familiari.
Gli uffici della Corte d’Appello di Palermo hanno aderito con slancio. “Il vaccino è il principale strumento attuale di tutela della salute e di tutto ciò che alla salute è collegato – dichiara il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca -. Questa iniziativa consente, all’insegna del principio di responsabilità e di solidarietà, di praticare il maggior numero di vaccini possibile e ringraziamo il commissario Covid di Palermo, Renato Costa, per averla voluta svolgere nei nostri uffici”.
“Pensiamo sia una delle poche iniziative di questo tipo in Italia. Il nostro intento è restituire normalità alle persone in un tempo in cui ce ne stiamo dimenticando – afferma il commissario Covid della Città metropolitana di Palermo, Renato Costa -. Noi veniamo qui e allestiamo un hub vaccinale temporaneo per alcuni giorni, senza sconvolgere l’attività di un ufficio così importante, anzi. Offriamo un servizio in più, nello spirito della medicina di prossimità: non limitarsi a curare in senso stretto, ma prendersi cura degli utenti nell’accezione più ampia possibile, rendendo i servizi più agevoli e dunque anche raggiungendo la cittadinanza nei luoghi in cui vive e lavora”.
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