Blocco fondi riqualificazione periferie: tutti i progetti che saltano

Blocco fondi riqualificazione periferie. Il blocco dei progetti colpisce municipi di ogni colore politico: a Livorno vanno in fumo 18 milioni e i nuovi alloggi popolari, Roma e Torino – guidate da sindaci M5Stelle – perdono 40 milioni a testa. Reggio Calabria, Catania, Messina (dove la città metropolitana contava di realizzare 44 interventi in 39 comuni), Napoli (soldi impegnati dal sindaco Luigi De Magistris per riqualificare il quartiere Scampia), Genova (dove si prevedevano ristrutturazioni di scuole e loro adeguamento antisismico, mitigazione del rischio idrogeologico, sistemazioni idrauliche e ristrutturazioni stradali in diversi Comuni della provincia) e Palermo.

Venezia, guidata dal forzista Brugnaro, perde oltre 50 milioni e salta la riqualificazione dell’ex manifattura tabacchi. A Milano persi 18 milioni destinati in parte a una scuola media e a un parco nel quartiere Adriano. La meno toccata è Tempio Pausania: rinuncerà ad “appena” 517 mila euro.

Blocco fondi riqualificazione periferie: tutto quello che non si farà

Palermo sarebbe intervenuta con la riqualificazione di Brancaccio, Zen, Marinella, Tommaso Natale, Mondello e Sferracavallo;

sul potenziamento scolastico e attraverso azioni di riqualificazione culturale in 35 comuni della Città Metropolitana Napoli progettava la ricucitura urbana e riconnessione del quartiere di Scampia e i Comuni di Arzano e Casavatore; di fatto, era il progetto di abbattere le famose “Vele” di Scampia.

Torino sulla governance e mobilità sostenibile del progetto Corona Verde che integra e crea relazioni fra il centro e i Comuni della cinta torinese;

interventi della Città Metropolitana di Roma per la rigenerazione urbana, orti urbani e inclusione sociale fra i Comuni di Fiumicino, Tivoli e Pomezia;

progetti della Città Metropolitana di Genova che comprendono nuove scuole e strade verso i Comuni, e loro adeguamento antisismico e mitigazione del rischio idrogeologico, alla luce del crollo del Ponte Morandi;
Venezia mirava a riqualificare l’ex Manifattura Tabacchi ;
Ancona puntava a riqualificare la periferia Palombella Stazione Archi;
Anche Matera aveva in atto progetti di riqualificazione urbana e socio-culturale, e guarda con terrore all’interruzione del percorso di rilancio cittadino da avviare con Matera 2019 Capitale Europea della Cultura;
Reggio Emilia vuole rifunzionalizzare le ex Officine Meccaniche Reggiane che avrebbero ospitato startup;
Savona vuole sviluppare un parco lineare sostenibile e vede a rischio ingenti co-finanziamenti privati che potrebbero annullarsi in caso di slittamento dell’avvio dei lavori;
Taranto puntava alla riqualificazione dell’ex area militare Baraccamenti Cattolica acquisita dal Demanio dello Stato nel 2014;
Firenze progettava interventi tra innovazione e tecnologia verso una città turistica “smart”.

Con il decreto Milleproroghe bloccati oltre 1600 interventi in 326 Comuni italiani

Il decreto MILLEPROROGHE blocca di fatto 1625 interventi accolti nei 96 progetti presentati da Comuni e Città Metropolitane che investono la vivibilità di 326 Comuni italiani, un terzo dei quali ricade in Sicilia.
Il blocco dei progetti del BANDO PERIFERIE– oltre a far retrocedere i partner privati che, con gli enti pubblici, si sono impegnati a garantire un cofinanziamento pubblico-privato di 1,1 miliardi di euro – genera una perdita reale di 42 mila posti di lavoro ed effetti diretti e indiretti su 9,5 miliardi di euro (considerando l’indotto).

Il Bando periferie è stato il cardine attorno a cui enti, istituzioni, associazioni, ordini professionali, università, imprenditori, giovani e volontari hanno ripensato intere aree abbandonate delle città: interventi di sicurezza sociale, di recupero urbanistico, architettonico, di interconnessione modale, mobilità dolce e servizi sharing: alcuni progetti investono sulle aree più degradate, recuperandone la possibilità di viverle. In parecchi, Comuni piccoli e grandi, hanno già avviato le procedure di gara o addirittura aperto i cantieri; ma i progetti sono finiti nel nulla.

Tutto questo è stato bloccato, azzerato, congelato al 2020 dal Governo. E per questo motivo, i sindaci di tutti i Comuni interessati hanno deciso di scendere in campo, a difesa delle rispettive città, paesi, comunità.

Capofila è Palermo dove mercoledì 17 ottobre (alle 12) il sindaco Leoluca Orlando firmerà per primo un documento unitario, sottoscritto da moltissimi altri sindaci e supportato da ANCI nazionale, contro la manovra del Governo. Saranno presenti i sindaci di Matera, Campobasso, Ravenna, Ancona, Varese, Bologna, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Siracusa, e altri che si stanno aggiungendo in queste ore.